Non è mai troppo tardi per imparare a scongiurare un attacco cerebrale potenzialmente devastante.
Le malattie cardiache e gli ictus, infatti, condividono un lignaggio comune, come se fossero malattie “imparentate”. Entrambe dipendono da un mix di fattori predisponenti (ovvero genetici), ambientali (crescita, sviluppo personale e ambiente in cui si vive) e di abitudini personali (stile di vita: fumo, attività fisica o vita sedentaria, ecc.).
Per la maggior parte di noi, il proprio stile di vita determina in larga parte l’eventualità che un ictus possa verificarsi. Le linee guida sulla prevenzione dell’ictus dimostrano che le proprie buone abitudini possono ridurre il rischio di avere un ictus dell’80%. Nessun farmaco, dispositivo o intervento può tutelarci così tanto!
Il termine “ictus” evoca nella mente di ogni persona l’immagine di uno spaventoso fulmine a ciel sereno. Sicuramente, ci si sente in quel modo, quando se ne ha a che fare.
Ma dietro l’esordio improvviso della malattia vi è un lento ma costante danno a carico dei vasi sanguigni: ciò che accade è una crescita progressiva della placca che ostruisce le arterie, oppure lo sviluppo di fibrillazione atriale. Questo lungo processo, che si sviluppa negli anni, significa che è spesso possibile evitare un ictus combattendo negli anni il danneggiamento delle arterie.
Due tipi di ictus
Un ictus si verifica quando il sangue smette di fluire verso una parte del cervello. Non disponendo più della propria riserva di ossigeno, le cellule cerebrali iniziano a morire in pochi minuti. A volte il danno è fatale: l’ictus è tra le prime cause di morte; ciononostante, non bisogna sempre percepire l’ictus come un killer. Si stima infatti che vi siano, in percentuale, molti più sopravvissuti a un ictus che casi di morte (rispettivamente: 97% e 3% dei casi).
Sebbene alcuni pazienti non abbiano alcun ricordo dell’attacco cerebrale, molti manifestano invece:
- Perdita di linguaggio
- Paralisi
- Altri problemi di lungo decorso
In realtà, l’ictus è una delle principali cause di disabilità: quasi un terzo dei sopravvissuti rimane permanentemente disabile e molti altri hanno bisogno di assistenza a lungo termine.
Gli ictus ischemici si verificano quando un coagulo di sangue o altri detriti bloccano un vaso sanguigno nel cervello o in un vaso sanguigno a esso afferente. Questi rappresentano oltre l’80% dei casi.
La restante parte degli ictus è di natura emorragica. Quest’ultimo tipo di ictus si verifica quando scoppia un vaso sanguigno nel cervello. Il sanguinamento (emorragia) priva le cellule cerebrali di sangue ossigenato e può anche danneggiare le stesse cellule, aumentando la pressione intracranica.
Sebbene i tratti ischemici ed emorragici richiedano trattamenti diversi, una volta comparsi, gli sforzi per prevenirli hanno caratteristiche molto simili.
Tre tipi di rischio: come arginarli?
Nonostante non sia possibile intervenire su tutti i fattori di rischio che portano a un ictus (come la predisposizione genetica), è possibile modificarne alcuni, ossia quei fattori che aumentano le probabilità di incorrere nella malattia.
I fattori di rischio non modificabili comprendono:
- Età
- Sesso
- Geni
- Peso alla nascita
- Etnia
Ad esempio: un uomo afroamericano di 60 anni, che pesava meno di 2,5 chili alla nascita, e il cui padre ha avuto un ictus, ha molte più probabilità di incappare nella patologia entro i prossimi 10 anni rispetto a una donna asiatica di 45 anni, che pesava più di 3,5 chili alla nascita e non ha una storia familiare di ictus.
Anche se non è ovviamente possibile intervenire su questi fattori, è opportuno intervenire sul proprio stile di vita per cercare di abbassare il rischio. Più il rischio è alto, più è importante avere il controllo sulle cose che si possono cambiare.
I fattori di rischio modificabili sono quelli che riguardano il proprio stile di vita, o che sono collegati a condizioni controllabili coi farmaci. Tra i fattori modificabili, si ricordano, dunque:
- Alta pressione sanguigna
- Mancanza di esercizio
- Fumo
- Diabete
- Colesterolo alto
- Fibrillazione atriale
- Anemia falciforme
- Uso di contraccettivi orali
- Obesità
- Presenza di altre malattie cardiovascolari
- Abuso di alcool
- Abuso di droghe
Vi sono poi fattori di rischio “emergenti”, ovvero condizioni o situazioni che solo in anni recenti sono stati interpretati come potenzialmente pericolosi per la comparsa di ictus, ma sui quali è possibile intervenire solo parzialmente; tra questi:
- l’emicrania;
- l’apnea ostruttiva del sonno;
- la malattia gengivale;
- i marcatori del sangue come la lipoproteina (a) o il fattore V Leiden;
- alcune infezioni.
Cosa fare per prevenire l’ictus?
È possibile combattere l’ictus su molti fronti. Un singolo cambiamento è un buon punto di partenza, ma un attacco su più fronti è l’ideale. Ecco 10 cose da fare per prevenire l’ictus:
- controllare la pressione sanguigna;
- non fumare e smettere subito, se si è fumatori;
- perdere peso, se necessario;
- diventare più attivi con esercizio fisico regolare, anche leggero;
- identificare e gestire la fibrillazione atriale;
- essere reattivi riguardo al trattamento di un attacco ischemico transitorio (TIA o mini-ictus);
- trattare i problemi circolatori (come la malattia delle arterie periferiche, l’anemia falciforme o l’anemia grave;
- controllare glicemia e colesterolo;
- adottare una dieta sana a basso contenuto di sodio e ricca di potassio;
- conoscere i segnali di pericolo di un ictus (cfr. paragrafo successivo) e agire tempestivamente.
Segnali di pericolo del colpo
Se noti uno o più dei seguenti segnali in te stesso o in qualcun altro, chiama subito il 118:
- intorpidimento improvviso o debolezza di braccia e gambe, specialmente su un lato del corpo;
- improvvisa confusione o difficoltà a parlare o a capire i discorsi;
- inaspettati problemi di vista a uno o a entrambi gli occhi;
- difficoltà istantanee nel camminare e/o perdita di equilibrio e coordinazione;
- improvviso e forte mal di testa senza causa nota.
Iniziare per tempo la prevenzione è la cosa migliore. L’acquisizione di abitudini sane dall’infanzia, dai primi anni dell’adolescenza o dalla giovane età adulta pone le basi per una sana vecchiaia. Ma se sei in ritardo nell’attuare la prevenzione, sappi che non è mai troppo tardi. Anche piccoli passi fatti oggi possono migliorare la tua salute domani.