Quando una mammografia salva la vita

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 13 Maggio, 2015

Maria, Giulia, Francesca. Nomi comuni, nomi che potrebbero appartenerci, con storie in cui rispecchiarsi. Maria, Giulia, Francesca non ci sono più. A portarle via un cancro al seno.

La lotta contro il tumore al seno è una di quelle battaglie infime, silenziose, che fanno rumore, spesso, quando ormai è troppo tardi. Ma il rumore, quello, lo possiamo fare anche noi, gridando a tutte le donne che la migliore arma per combattere questo terribile nemico è la prevenzione.

Alessia, Anna, Sofia. Donne, giovani e con tanta voglia di vivere, di fare rumore. Loro ci sono ancora. E il tumore a non esserci più.

Alessia, Anna, Sofia hanno scelto di vivere, hanno scelto la strada della prevenzione, un sentiero comune che le ha portate a scoprire il male che cresceva dentro il loro seno, sotto quelle curve femminili che tanto ci rappresentano, come donne, mamme, esseri umani.

Qual è il senso delle loro storie, delle storie delle donne che hanno combattuto e vinto, ma anche di tutte quelle che sono state sconfitte? Il senso è uno solo, e oggi, che sia per ragioni politiche, per perplessità sociali o per altro ancora, se no torna a parlare. Questo è ciò che conta. Il senso è lanciare un messaggio chiaro: il cancro deve far paura, ma deve insieme far vincere le paure e trovare la forza di effettuare correttamente gli esami di screening necessari per diagnosticarlo nelle sue fasi iniziali e vincerlo.

Le statistiche parlano chiaro

Le donne che effettuano la mammografia si salvano nell’80% dei casi, vincono e fanno rumore prima di essere assordate dal tumore. Questo è, infatti, un esame valido per la diagnosi precoce del cancro nelle donne che non presentano sintomi. I programmi di screening negli ultimi 30 anni, basati solo su questo tipo di esame, hanno ridotto la mortalità per tumore della mammella di circa il 30%, individuando le cellule tumorali quando sono ancora all’interno dei canali del latte, prive di metastasi. Un’altra forma di prevenzione è la palpazione del seno.

A che età fare la prima mammografia?

Dipende. Presto, se ci sono casi in famiglia. Ma dipende anche dalla propria sensibilità personale, dalle scelte che si fanno e dalle abitudini che si hanno. Solitamente, la prevenzione comincia a 40 anni, ma anche a 35.

Ogni quanto eseguirla?

Gli specialisti consigliano, soprattutto nella fascia di età tra i 40 e i 49 anni, di fare una mammografia ogni 12 – 18 mesi. Nel caso di donne in menopausa, che seguono una terapia ormonale sostitutiva, si consiglia un controllo mammografico ogni 12 mesi.

Qual è il periodo migliore del ciclo mestruale per sottoporsi a mammografia?

Di solito, si cerca di evitare il periodo che segue l’ovulazione, perché il seno è più dolente e sensibile e aumenta anche la densità della mammella. Ciò provocherebbe l’impiego di una maggiore dose di irradiazioni.

Cosa aspettarsi dall’esame? È doloroso?

Niente timori. Petto in fuori e via. L’esame è semplice, poco doloroso, sebbene dipenda dalla sensibilità personale. Il seno viene compresso in un piatto in plexiglas. La compressione è lenta e progressiva e serve per avere una migliore immagine diagnostica. Qualsiasi tipo di fastidio, si supera in pochi minuti.  L’esame prevede l’impiego di raggi X.

Coraggio quindi, sì alla mammografia, ovunque e comunque. E non solo. Pap test, visite periodiche dal ginecologo e sane abitudini di vita sono gli altri ingredienti per star bene e per non perdere mai di vista l’unica cosa che conta: la salute.

 

 

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Scritto da Alessandra Lucivero

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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