Testo a cura del dr. Paolo Madeyski, specialista in chirurgia generale.
Ahimè, quando si parla di piede diabetico, a volte, si pensa alla soluzione estrema: quella dell’amputazione del piede.
Fortunatamente, non sempre è necessaria e i trattamenti (insieme alla prevenzione) consentono di evitare questa pratica chirurgica.
Ne parliamo assieme al dr. Paolo Madeyski, specialista in chirurgia.
Quando, in caso di piede diabetico, è necessaria la amputazione?
Quando si sviluppa la gangrena bisogna eseguire un’amputazione della zona malata e può essere un’amputazione maggiore o minore, a seconda della quantità di piede da amputare, cercando di amputare meno possibile e evitando di arrivare alla amputazione dell’arto intero, per prevenire la diffusione dell’infezione ad altri tessuti sani del corpo.
Quando si perde la capacità di sentire le dita dei piedi, questi si possono ferire frequentemente senza che la persona se ne accorga e, spesso, da una ferita si può sviluppare un’ulcera e può diventare una grave infezione. Le infezioni dei piedi si possono diffondere fino alla gamba.
L’infezione e la morte del tessuto si espandono col tempo, ed è necessario amputare l’arto per salvare la vita del paziente.
Un’amputazione si effettua in anestesia generale o con un’epidurale (anestesia locale), a seconda delle condizioni del paziente.
Dalla ferita esce un tubo di drenaggio per far uscire i liquidi in eccesso dai tessuti operati. A guarigione avvenuta, a secondo del tipo di amputazione, si può ricorrere a una protesi.
Dopo l’intervento di chirurgia, il paziente necessita di una riabilitazione e di una scarpa o di un plantare studiato per il piede amputato. Egli deve imparare a tornare alla vita quotidiana senza una parte del corpo. L’arto amputato si può sostituire con una protesi e il fisioterapista può aiutare il paziente a imparare a usare questo ausilio.
Alcuni amputati sentono dolore nell’arto tagliato. Questa patologia è nota come sindrome dell’arto fantasma (lo si ritrova in tutti gli amputati, per qualsiasi causa, non solo nel diabete).
Il mio pensiero sulle complicanze del piede diabetico dopo una casistica di più di 2000 casi: io ritengo che l’amputazione possa essere minore; con asportazione solo di zone necrotiche e dopo un’accurata pulizia, occorre passare alla terapia con ossigeno con la camera normobarica, chiamata Ulcosan NEW a Camera Madeyski.
Noi, quando possibile, amputiamo solo una falange o un metatarso, raramente un dito completamente. L’amputazione dell’avampiede è molto rara e l’amputazione di un arto la riserviamo a casi estremi: nella nostra esperienza ciò avviene solamente per un paziente ogni 100.
Cosa aspettarsi dopo l’amputazione?
La ferita non viene chiusa in quanto la sutura cutanea, in una cute sofferente come quella affetta da vascolarizzazione, farebbe andare in necrosi.
La ferita sarà sottoposta un’ora al giorno a ossigenoterapia in normobarismo. Tale terapia non ha alcuna controindicazione e, specialmente nel piede diabetico (come nelle ferite in gravi arteriopatie periferiche), dà ottimi risultati.
Spesso, l’assistenza infermieristica non serve, se il paziente è seguito dai familiari e usa la terapia con ossigeno tramite la camera normobarica Ulcosan NEW.
La medicazione è semplice. Basta pulire la ferita con soluzione fisiologica e poi fare un’ora di ossigeno. Successivamente, occorre solo la medicazione semplice; mai utilizzare pomate, mai garze grasse, mai medicazioni avanzate.
Il mio pensiero dopo 46 anni di chirurgia si riassume in tre concetti:
- Non siamo stati fatti o creati per essere operati.
- Per amputare c’è sempre tempo.
- A volte la costanza e le terapie a disposizione possono dare una qualità di vita accettabile e migliore rispetto alla chirurgia demolitiva.
L’intervista continua negli articoli “Piede diabetico: i sintomi del disturbo” e “Come curare il piede diabetico“.