È di pochi giorni fa lo scatto di una bambina nata prematura, che ha fatto letteralmente impazzire il web. La piccola, nonostante pesasse poco più di 1 kg, si è lasciata andare in un gran sorriso, quasi liberatorio, mostrando a tutti la tenacia e la voglia di vivere che l’ha contraddistinta sin dal primo giorno di vita, e che è comune a tanti piccoli nati prematuri.
La foto ha avuto un forte riscontro mediatico e ha acceso i riflettori su un fenomeno che è cresciuto notevolmente negli ultimi anni: parliamo dei nati prematuri.
Un bambino è considerato prematuro se viene alla luce prima della 37esima settimana di gestazione.
Solo in Italia le nascite premature si attestano intorno al 7%, secondo gli ultimi dati disponibili, ma il fenomeno è destinato a crescere ulteriormente.
Tra le principali cause delle nascite premature c’è sicuramente l’innalzamento dell’età media delle donne che decidono di mettere al mondo un bambino. Tuttavia, in alcuni casi un parto prematuro si rende necessario in presenza di un quadro clinico che mette a repentaglio la vita della madre e del bambino che porta in grembo: è il caso di patologie come la gestosi, l’epatite, l’ipertensione.
Quali sono i rischi legati a un parto prematuro?
Portare a termine una gravidanza nei tempi stabiliti resta sempre la scelta migliore sia per la madre, sia per il bambino.
Quando si rende necessario un parto prematuro bisogna fare in modo che il tutto sia eseguito alla perfezione, per ridurre al minimo i rischi per il neonato. Ogni singolo giorno passato all’interno della pancia della madre aumenta considerevolmente il tasso di sopravvivenza del neonato.
Negli ultimi anni comunque sono stati fatti importanti passi avanti che hanno ridotto drasticamente il tasso di mortalità dei nati prematuri, questo grazie soprattutto a strutture dotate di adeguate strumentazioni e di un personale altamente specializzato.
Tra i rischi maggiori che un bambino prematuro corre, ci sono sicuramente quelli legati alle patologie a carico delle vie respiratorie e ai disturbi neurologici dal momento che i polmoni e il cervello sono tra i distretti corporei che maggiormente risentono di una gestazione non portata a termine nei tempi fisiologici.
È opportuno inoltre creare un ambiente favorevole all’instaurarsi del rapporto madre-figlio durante il periodo di degenza, per questo di recente i reparti di neonatologia più avanzati promuovono una stretta interazione tra la mamma e il figlio, per ridurre al minimo lo stress psicologico che anche la madre si trova ad affrontare.
Come ridurre i rischi di un parto prematuro?
I fattori che rendono necessario un parto prematuro sono molteplici e spesso sono legati al sopraggiungere di alcune patologie che colpiscono la madre o al sospetto di malformazioni riguardanti il feto, che necessitano di interventi tempestivi.
È comunque possibile monitorare la situazione sottoponendosi a regolari controlli come un ecografia intra-vaginale, utile a valutare se si è in presenza di una cervice corta, tra le cause più comune che portano a un parto prematuro.
La madre può ovviamente prendere una serie di precauzioni volte a ridurre in qualche modo i rischi di un parto prematuro spontaneo, attraverso una sana alimentazione e riducendo al minimo le situazioni di stress emotivo e gli sforzi fisici, tutti fattori che possono in qualche modo responsabili di un parto prematuro spontaneo.