In arrivo l’influenza americana: ecco cosa aspettarci

Vincenzo Russo | Blogger

Ultimo aggiornamento – 11 Gennaio, 2021

Arriva dall’America e promette di rovinarci le vacanze di Natale, periodo per il quale è atteso il picco. E’ l’influenza di quest’anno, che negli USA ha già fatto diverse vittime e non va, quindi, sottovalutata. Secondo le previsioni mediche, il picco metterà a rischio soprattutto la salute dei bambini ma, almeno per ora, gli anziani e i soggetti con preesistenti patologie croniche e/o debilitanti sono stati, come sempre, i più colpiti.

I sintomi dell’influenza

I sintomi sono i soliti, anche perché i ceppi virali di questa stagione sono conosciuti e non si prevedono complicanze dovute a improvvise mutazioni:

  • malessere generale
  • dolori muscolari
  • mal di testa
  • stanchezza
  • naso chiuso
  • brividi, febbre
  • problemi intestinali

Questi sintomi non sono affatto da trascurare, perché le possibili complicanze sono sempre dietro l’angolo. Per difendersi dai virus influenzali bisogna puntare molto sulla prevenzione. Il vaccino, innanzitutto, è la strada che dovrebbero privilegiare soprattutto gli over 65 e le persone che soffrono già di altre patologie.

Se i sintomi intestinali sono prevalenti e la nausea si sta già facendo sentire, impedendovi di mangiare, non sforzatevi ma riprovate, lentamente, a piccole dosi. Non dimenticatevi di bere il più possibile, soprattutto i bambini sono soggetti a disidratazione.

Trasmissione: come avviene?

L’influenza è una patologia virale a grande infettività. Si trasmette per via orale attraverso la diffusione nell’ambiente delle goccioline di saliva emesse in seguito a una risata, uno starnuto, parlando o con le mani umide e non lavate dopo averle usate per soffiarsi il naso. Anche gli oggetti utilizzati dai bambini possono essere una grande fonte di contagio.

Chi si ammala è contagioso anche prima della comparsa dei sintomi e fino a 7 giorni dopo la remissione della patologia. In questo periodo, può facilmente trasmettere l’infezione a coloro che stazionano nello stesso ambiente, soprattutto a soggetti immunodepressi, bambini e anziani.
L’esordio dell’influenza è improvviso, con una sintomatologia violenta e complessa che porta:

  • malessere generale con dolori muscolari e stanchezza persistente;
  • febbre superiore a 38°C associata a brividi e sudorazione;
  • problemi all’apparato respiratorio con possibile congestione nasale, mal di gola, tosse e dolori;
  • disturbi gastrointestinali, come nausea, diarrea e dolori addominali;
  • mancanza di appetito.

Normalmente l’influenza si risolve spontaneamente in pochi giorni, anche se sono possibili complicanze, quali:

  • sovrainfezioni batteriche su un tessuto già attaccato dal virus influenzale con polmoniti, bronchiti, otiti, pleuriti, sinusiti;
  • disidratazione;
  • peggioramento di condizioni patologiche croniche o, comunque, preesistenti con esiti imprevisti e infausti.

I soggetti al di sopra dei 65 anni di età sono quelli maggiormente a rischio. Alcuni studi hanno messo in evidenza un aumentato rischio di malattia grave nei bambini molto piccoli e nelle donne in gravidanza. Tuttavia complicanze gravi si possono verificare anche in persone sane che non rientrano in alcuna delle categorie sopra citate.

Per escludere questi rischi è opportuno avvisare il medico, se insorgono sintomi come:

  • dolori toracici o addominali con difficoltà respiratoria (fiato corto);
  • vertigini;
  • stato confusionale, lipotimie;
  • vomito prolungato o abbondante.

Come prevenirla?

L’epidemia influenzale è considerata ad alto rischio e impone forme di protezione sia individuale che della collettività, secondo quanto disposto dall’OMS e ripreso nelle indicazioni per la prevenzione dell’influenza del Ministero per la Salute con una apposita circolare. La prevenzione viene affidata sia a criteri di attenzione individuale che al vaccino. Le attenzioni richieste riguardano soprattutto l’importanza di lavarsi spesso le mani e proteggere naso e bocca dalle secrezioni emesse o presenti nell’ambiente.

La campagna di vaccinazione ha due finalità:

  • riduzione del rischio individuale di malattia, ospedalizzazione e morte;
  • riduzione dei costi sociali connessi con morbosità e mortalità.

Chi deve vaccinarsi?

I timori di questi giorni, non spingono la popolazione a eseguire i vaccini, nonostante le raccomandazioni del Ministero. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica quale obiettivo primario della vaccinazione anti-influenzale la prevenzione delle forme gravi e complicate di influenza e la riduzione della mortalità prematura in gruppi ad aumentato rischio di insorgenza di gravi patologie. Sulla base di tali indicazioni le persone alle quali viene raccomandata la vaccinazione sono:

  • Soggetti di età pari o superiore a 65 anni (nati nell’anno 1949 e precedenti).
  • Bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti – affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza, quali:
  1. malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa l’asma di grado severo, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e BPCO);
  2. malattie dell’apparato cardio-circolatorio;
  3. diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi con BMI>30 e gravi patologie concomitanti);
  4. tumori;
  5. malattie renali con insufficienza renale;
  6. epatopatie croniche;
  7. malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinale;
  8. malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie;
  9. malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV;
  10. patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici;
  11. patologie associate a un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neuromuscolari).
  • Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale.
  • Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza.
  • Persone residenti presso strutture socio-sanitarie, per anziani o disabili.
  • Medici e personale sanitario di assistenza.
  • Persone conviventi con soggetti portatori di patologie di cui al punto 2) che non possono essere vaccinati.
  • Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali (suini e volatili) che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani.

La vaccinazione è inoltre offerta gratuitamente alle forze di polizia e ai vigili del fuoco, considerato il ruolo essenziale svolto nell’ambito della sicurezza ed emergenza.

Come si cura l’influenza?

Se la prevenzione non basta, si passa alla cura dell’influenza stagionale. L’influenza non viene trattata se non con una terapia sintomatica, per alleviare i sintomi più debilitanti, come febbre particolarmente elevata o dolori intensi.
Di questi farmaci, il più usato è il paracetamolo, che va assunto sotto controllo medico, nel dosaggio prescritto e per brevi periodi di tempo.

Il ricorso a farmaci contro la tosse va preso in considerazione soltanto se molto insistente e tale da compromettere l’alimentazione e un sonno soddisfacente, soprattutto nel caso dei pazienti più piccoli. Tra i farmaci antitussigeni vanno preferiti quelli che agiscono reprimendo il riflesso della tosse (ad esempio, la cloperastina), mentre quelli sedativi (a base di diidrocodeina) vanno riservati alle sole situazioni in cui può essere utile il loro effetto sedativo. Nel caso di tosse produttiva, cioè con espettorato, vengono generalmente impiegati farmaci ad attività mucolitica.

Soltanto in casi particolari il medico potrà valutare la somministrazione di una terapia antibiotica mirata o, più raramente e con molte limitazioni, di una terapia farmacologica antivirale.

 

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Lavoro da anni nel mondo della medicina. Con Pazienti.it ho l'opportunità di scrivere di argomenti di salute, trasmettendo importanti messaggi di prevenzione e benessere.

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