Fare diagnosi a distanza, attraverso un "occhio elettronico", è davvero fantascienza?
Sembrerebbe di no.
Il Rhode Island Hospital, di Providence negli Stati Uniti, ha da poco iniziato uno studio per indagare sull'utilizzo dei Google Glass, i famosi occhiali smart di Google, come strumento di consultazione e diagnosi tra medici e pazienti.
In cosa consiste questa sperimentazione?
Per 6 mesi i pazienti che acconsentiranno allo studio saranno esaminati da un medico che indossa i Google Glass. In questa fase di sperimentazione, le visite saranno limitate alla dermatologia, vista la natura prevalentemente visiva delle modalità di diagnosi.
Attraverso la videocamera presente su questi dispositivi, le immagini saranno trasmesse a un dermatologo specializzato a distanza, che seguirà questa visita attraverso un tablet. Una vera e propria collaborazione quindi, che permetterà a un medico di effettuare una diagnosi più specializzata attraverso la consulenza di uno specialista più preparato nel settore in questione.
Chi ha lavorato a questo progetto?
Una delle principali difficoltà nell'attuazione del progetto, è stata quella di rispettare i canoni dell'HIPAA, la legge americana che garantisce privacy e sicurezza nell'utilizzo di strumenti informatici per la salute. Il progetto originale dei Google Glass, infatti, non era adatto a questo compito, vista la possibilità di connessioni e condivisioni con l'esterno.
A questo proposito è entrata in campo la startup Pristine, che ha realizzato una versione ridotta dei Glass senza connessione a internet, ma che condivide unicamente una diretta streaming criptata con il dispositivo ricevente, senza memorizzare alcuna foto o video. Un esperimento quindi che mostra come sia possibile fare telemedicina, mantenendo privacy e sicurezza.
La parola del ricercatore
"Questa piattaforma rende veramente democratica la telemedicina," dice il Dr. Paul Porter, principale ricercatore dello studio. "I Google Glass permettono di rendere accessibile la telemedicina a quei centri di salute svantaggiati che si vogliono connettere a un altro sistema di riferimento o ad altri specialisti."
Secondo Porter, il vero potenziale di questo strumento sta nel riguadagnare una vera connessione con i pazienti: "Quando si parla della cura dei pazienti, penso non ci sia niente di più scoraggiante del sedersi e guardare il medico che controlla uno schermo e scrive. Si perde qualcosa nell'interazione medico-paziente. Una delle cose che amo di questa tecnologia è la possibilità di guardare il paziente negli occhi."