Il peperoncino è un alimento noto per la sua capacità di rendere piccanti e speziati i cibi ai quali viene aggiunto . In molti lo considerano un toccasana per l'organismo, mentre altri ritengono che, se consumato in maniera eccessiva possa provocare dei rischi per la salute.
Andiamo alla scoperta se è vero che il peperoncino fa male al fegato e come integrarlo nella propria dieta in modo corretto.
Il peperoncino fa male al fegato oppure no?
Il peperoncino è un alimento dal caratteristico sapore piccante che viene utilizzato sia fresco che essiccato, sotto forma di polvere. È abbondantemente diffuso in tutto il mondo e trova ampio impiego soprattutto nelle cucine dei paesi orientali e sudamericani.
Si distingue per le sue numerose proprietà positive, tuttavia secondo alcuni esso potrebbe anche aumentare il rischio di incorrere in danni a livello del fegato. In realtà gli ultimi studi condotti sui topi sembrano smentire tale affermazione, infatti sono stati evidenziati diversi aspetti benefici legati ad un consumo equilibrato di tale alimento.
Il peperoncino è ricco di antiossidanti (in particolare di carotenoidi e di vitamina C), i quali hanno una spiccata capacità antitumorale, tuttavia la sostanza che lo contraddistingue maggiormente è la capsaicina, che è anche la responsabile della sua piccantezza.
La capsaicina svolge una blanda azione analgesica, anticongestionante e antibatterica, inoltre essa è in grado di stimolare l'evacuazione delle feci e di regolare il colesterolo.
Sebbene la capsaicina abbia quindi notevoli proprietà positive per la salute, il rapporto tra peperoncino e fegato è stato sempre molto dibattuto, in quanto sembra che questo alimento, se assunto in quantità eccessive, possa effettivamente aumentare la possibilità di sviluppare delle patologie sia a livello epatico che renale.
Peperoncino e fegato: cosa dicono le ultime ricerche
Uno studio recente condotto dai ricercatori del Liver Cell Biology Laboratory della Vrije Universiteit di Bruxelles e presentato all'International Liver Congress, sembra tuttavia smentire la presenza di rischi legati al consumo di peperoncino, anzi, gli studiosi hanno dimostrato come esso si riveli efficace soprattutto per migliorare alcune funzionalità del fegato, guarire le lesioni presenti in quest'organo e prevenire la fibrosi epatica.
I ricercatori del Liver Cell Biology hanno condotto uno studio sui topi, dividendo gli animali in due gruppi e somministrando a uno dei due una certa quantità di capsaicina all'interno del cibo.
I topi erano stati sottoposti in precedenza a un trattamento che aveva lo scopo di mimare un danno al fegato e ciò che è emerso è che quelli che avevano mangiato il peperoncino avevano avuto un miglioramento delle lesioni epatiche: il loro fegato, infatti, era migliorato rispetto a quello dell'altro gruppo di topi.
Gli studiosi hanno stabilito che, se da un lato un eccesso di capsaicina può effettivamente aumentare la possibilità di incorrere in malattie epatiche, dall'altro essa può anche svolgere l'azione opposta, ovvero quella di prevenire l'insorgere di infiammazioni, neoplasie a danno del fegato, dei reni, del cavo orale, dello stomaco e della faringe.
Quello che rende la capsaicina positiva o negativa per l'organismo è la dose che se ne assume: se essa rimane sotto una certa soglia (collocata tra i 30 e 120 mg per adulto), questa sostanza risulta efficace nelle prevenzione di diverse patologie, mentre al contrario, se si eccede, essa potrebbe rivelarsi un elemento di rischio.
Le proprietà del peperoncino
Le proprietà positive associate al peperoncino derivano dalla presenza della capsaicina, ovvero un alcaloide che è anche il principale responsabile della piccantezza che distingue tale alimento. Scoperta già nel 1800, essa svolge un'azione antibatterica, analgesica e antinfiammatoria, a patto di non esagerare con le quantità. I principali benefici che contraddistinguono questa sostanza includono:
- Un aiuto nella diminuzione del livello di colesterolo "cattivo" nell'organismo;
- la capacità di ridurre il rischio cardiovascolare;
- la sua azione antinfiammatoria, utile soprattutto nei confronti di psoriasi, artrite e neuropatie;
- l'alta concentrazione di vitamine (in particolare la vitamina A e C) e di antiossidanti, come ad esempio i flavonoidi, la luteina e il beta-carotene;
- il miglioramento della circolazione sanguigna, grazie alle spiccate proprietà vasodilatatorie;
- l'effetto positivo sulla digestione;
- la stimolazione delle endorfine e del battito cardiaco, che rendono la capsaicina un vero e proprio afrodisiaco;
Controindicazioni del peperoncino
Una volta stabilito che il peperoncino fa male al fegato solo se si esagera con le quantità, qual è la dose considerata sicura per essere certi di non incorrere in effetti negativi per la salute? In quantità eccessive la capsaicina ha la capacità di irritare l'intestino e le vie urinarie, inoltre andrebbe evitata da chi soffre di ulcera, gastrite o reflusso.
Occorre fare attenzione, inoltre, anche quando si maneggia il peperoncino con le mani, in quanto esso può risultare fortemente irritante per gli occhi e la bocca.
Le donne in gravidanzache soffrono di bruciore di stomaco, dovrebbero eliminarlo dalla propria dieta, mentre esso è altresì sconsigliato ai bambini sotto i 12 anni di età.
Un ulteriore uso del peperoncino che viene fortemente ostacolato dalla comunità scientifica è quello afrodisiaco: in alcune zone del mondo, infatti, esso viene assunto per potenziare le prestazioni sessuali degli uomini, tuttavia ciò può esporli a un elevato rischio di sviluppare il cancro alla prostata.
Per evitare i rischi che caratterizzano il peperoncino e ricavarne solo gli aspetti positivi, si consiglia di mangiare questo alimento un massimo di due volte a settimana e di fare attenzione a non eccedere con le quantità.