Possiamo cancellare volontariamente i brutti ricordi? Sì e no, ecco il parere degli esperti

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 16 Settembre, 2024

Uomo sfoglia polaroid

Spesso ci si domanda se i ricordi possano essere eliminati dal proprio cervello, soprattutto dopo la fine di un rapporto, che sia di amicizia o d’amore: ma è veramente possibile?

Scopriamolo in questo articolo.

Possiamo sbarazzarci dei nostri ricordi? Ecco come funziona la memoria

La memoria è un processo affascinante e complesso che ci permette di immagazzinare, conservare e recuperare informazioni nel corso del tempo.

Per provare visualizzarla mentalmente bisogna immaginare un enorme archivio mentale dove raccogliamo esperienze, conoscenze e ricordi.

Ma come funziona questo processi di memorizzazione?

  • codifica: quando viviamo un'esperienza, il nostro cervello inizia a codificare le informazioni attraverso i sensi. Vengono registrati dettagli come immagini, suoni, odori e sensazioni;
  • consolidamento: le informazioni codificate vengono poi consolidate e rafforzate attraverso un processo che coinvolge diverse aree del cervello. In questa fase, il ricordo si stabilizza e diventa più resistente all'oblio;
  • richiamo: quando vogliamo ricordare qualcosa, attiviamo una rete di neuroni che ci permette di accedere alle informazioni immagazzinate.

Esistono, inoltre, diversi tipi di memoria, ognuno con caratteristiche e funzioni specifiche:

  • memoria sensoriale: è la memoria più breve, dura solo pochi secondi e serve a trattenere le informazioni che riceviamo dai sensi prima che vengano elaborate; 
  • memoria a breve termine: ha una capacità limitata e una durata breve, di solito pochi minuti. Serve a mantenere attive le informazioni necessarie per svolgere compiti semplici, come ricordare un numero di telefono; 
  • memoria a lungo termine: ha una capacità praticamente illimitata e una durata potenzialmente infinita. Qui vengono immagazzinati i ricordi più duraturi, come le conoscenze acquisite a scuola o le esperienze significative della vita; 
  • memoria dichiarativa: si riferisce alla conoscenza esplicita e consapevole, e si divide in episodica, che riguarda i ricordi di eventi specifici vissuti in prima persona, e semantica, che riguarda le conoscenze generali sul mondo, come i fatti, i concetti e il linguaggio;
  • memoria procedurale: comprende le abilità motorie e cognitive che abbiamo acquisito attraverso la pratica, come guidare una bicicletta o suonare uno strumento.

"Quindi, ipoteticamente, quando una persona fa qualcosa di importante, le informazioni che il cervello riceve da quell'evento iniziano come memoria sensoriale si spostano nel breve termine e poi finiscono nel lungo termine", spiega lo psichiatra Michael Stagar.

È fondamentale considerare anche il ruolo della ripetizione nel recupero delle informazioni: la frequenza con cui un'informazione viene richiamata influenza direttamente la sua accessibilità, rafforzando i percorsi neurali a essa associati, mentre un basso tasso di recupero può portare alla potatura sinaptica, rendendo l'informazione più difficile da ritrovare.


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La mente umana è un organo estremamente complesso, in cui i ricordi non sono semplici entità isolate, ma sono profondamente radicati in una vasta rete di connessioni neurali.

Pertanto, non possiamo sperare succeda come per Clementine in "Se mi lasci ti cancello": la rimozione completa di un ricordo, infatti, è un'operazione impossibile; col tempo la percezione e l'impatto emotivo di un ricordo possono attenuare, ma il ricordo in sé tende a persistere.

È importante sottolineare che il cervello possiede anche dei meccanismi di difesa che, in alcune circostanze, possono portare alla soppressione di ricordi particolarmente dolorosi.

Sebbene possa risultare protettivo in alcune situazioni, può anche ostacolare il processo di elaborazione del trauma.

Dunque, né i farmaci, né l'amnesia sono in grado di cancellare completamente i ricordi traumatici: al massimo possono modificarne l'impatto emotivo o renderli meno accessibili.

Cosa fare per attenuare (e non cancellare) i ricordi

I ricordi non sono copie esatte della realtà, ma ricostruzioni soggettive influenzate dalle nostre emozioni, credenze e aspettative.

Abbiamo compreso che non possono essere rimossi, ma, oltre al concentrarsi sulla creazione di nuovi, che siano belli e positivi, ci sono delle strategie da attuare per rendere quelli passati meno “pesanti” da sopportare:

Distrarsi

Anche se non è sempre facile e potrebbe essere visto come un consiglio scontato, la ricerca della distrazione è necessaria per:

  • interrompere il circolo vizioso: bisogna interrompere il loop mentale che si crea quando rimaniamo bloccati su un pensiero negativo;
  • ridurre l'intensità emotiva: concentrando l'attenzione su altro, le emozioni negative associate al ricordo tendono a diminuire.

Praticare la consapevolezza

In alternativa all'attività fisica, si consiglia di praticare esercizi di mindfulness di breve durata (5-10 minuti).

Questi esercizi, incentrati sul respiro, sulla percezione corporea o sulla focalizzazione su un oggetto, aiutano a riportare l'attenzione al momento presente.

Come suggerito dalla ricercatrice e docente di psicologia Judith S. Beck, ogni distrazione va notata senza giudizio e l'attenzione va delicatamente ricondotta al focus iniziale.

Sostituire il negativo con il positivo

I circuiti neurali alla base dei ricordi sono malleabili e possono essere ristrutturati, per questa ragione richiamare frequentemente un ricordo negativo ne consolida la traccia nella mente.

Tuttavia, è possibile sostituire questo circuito con uno nuovo, più positivo, attraverso la visualizzazione ripetuta di esperienze piacevoli.

In questo modo, il cervello riorganizza le proprie connessioni, attenuando l'influenza del ricordo negativo.

Non sottovalutare il potere della scrittura

In maniera simile al decluttering emotivo, la scrittura può essere un potente alleato per affrontare i ricordi dolorosi.

Dedicare regolarmente del tempo alla scrittura, anche solo pochi minuti al giorno, può essere utile per affrontare ricordi dolorosi, perché mettendo nero su bianco i propri pensieri si favorisce un'elaborazione più profonda delle emozioni.

"Concedendoti di sentire il dolore associato a questi ricordi stai costruendo la tua resilienza e imparando le capacità di adattamento per affrontare il trauma", sottolinea Stagar.

Pianificare e monitorare i progressi 

Attraverso l'utilizzo di un’agenda è possibile trasformare la gestione del tempo in un percorso di auto-miglioramento.

Si può creare un piano d'azione dettagliato e monitorare i progressi giorno dopo giorno e ogni successo ottenuto rappresenterà un incentivo a proseguire con determinazione.

Valutare un percorso di terapia

La paura di confrontarsi con ricordi dolorosi può ostacolare il processo di guarigione, come sottolineato dalla dottoressa Beck.

Dunque, in presenza di difficoltà nel gestire queste emozioni, rivolgersi a un terapeuta può rivelarsi utile.

L'obiettivo della terapia non è l'oblio, ma piuttosto l'elaborazione del passato in modo da poter convivere con i ricordi in maniera sana e funzionale.

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Arianna Bordi | Editor
Arianna Bordi | Editor
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