La "rejection therapy" o terapia del rifiuto è un trend su TikTok, ma gli psicologi cosa ne pensano?

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 15 Novembre, 2024

Paziente che discute con la terapeuta

Su TikTok, la sfida della “terapia del rifiuto” sta diventando un vero e proprio fenomeno, con migliaia di video che mostrano utenti che si mettono alla prova.

Ma di cosa si tratta? Rappresenta un approccio sano? Vediamolo in questo articolo.

Terapia del rifiuto: facciamo chiarezza

Scaturita da un'esperienza personale di isolamento post-separazione, questa metodologia si basa sul principio dell'esposizione graduale, tipico delle terapie cognitive-comportamentali.

La terapia del rifiuto, coniata nel 2009 da Jason Comely, rappresenta un approccio innovativo alla gestione della paura del rifiuto sociale.

Attraverso la creazione di un gioco di carte con “sfide sociali” ha reso tangibile il concetto di affrontare attivamente le situazioni temute, al fine di desensibilizzarsi progressivamente.

L'idea alla base della rejection therapy è semplice: esporsi attivamente e ripetutamente a situazioni in cui si è molto probabili che venga rifiutati, come schiedere un numero di telefono a uno sconosciuto, fare un complimento imbarazzante o proporre un'idea assurda.

L'obiettivo è, in teoria, desensibilizzare la persona al rifiuto, rendendolo meno doloroso e meno temuto.

Vediamo perché si tratta di un approccio alla terapia controverso:

  • mancanza di basi scientifiche solide: non ci sono studi scientifici rigorosi che dimostrino l'efficacia a lungo termine di questa terapia e che ne valutino i potenziali effetti negativi;
  • rischio di peggiorare la situazione: per alcune persone l'esposizione ripetuta al rifiuto potrebbe in realtà aumentare l'ansia e la paura del giudizio, invece di alleviarle;
  • alternative più efficaci: esistono molte altre terapie, come la terapia cognitivo-comportamentale, che hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento della paura del rifiuto e di altri disturbi d'ansia, in modo più sicuro e strutturato.

La terapia del rifiuto è quindi un antidoto contro la paura del “no”? Secondo Marisha Mathis, assistente sociale clinica specializzata in autostima e ansia, questa pratica innovativa può aiutarci a superare i nostri limiti e a inseguire i nostri sogni.

"Mettendosi volontariamente a confronto con il rifiuto, si sviluppa una sorta di 'immunità emotiva'", spiega la terapista. "Imparando a tollerare il ‘no', si costruisce una maggiore fiducia in se stessi e si diventa più resilienti di fronte alle sfide."

La terapia del rifiuto, quindi, può essere considerata una declinazione della terapia dell'esposizione, un approccio terapeutico consolidato per affrontare le fobie e le ansie specifiche.

Rejection therapy: quali rischi?

La terapia del rifiuto, sebbene promettente, richiede un'attenta valutazione dei casi individuali: Marisha Mathis, infatti, evidenzia come questa pratica, se applicata indiscriminatamente, possa comportare rischi per la salute mentale, in particolare per coloro che hanno subito traumi o che presentano una bassa autostima.

Inoltre, la terapista sottolinea l'importanza del consenso reciproco e del rispetto dei contesti sociali, sconsigliando l'applicazione di questa tecnica in ambienti lavorativi o in situazioni in cui potrebbe essere percepita come inappropriata.

È fondamentale considerare che l'esposizione al rifiuto, se non gestita in modo adeguato, potrebbe compromettere ulteriormente il benessere psicologico; un uso meccanico e indiscriminato di questa tecnica rischia di vanificare i potenziali benefici, trasformandosi in un esercizio autolesionista.

Anche secondo Taylor Wilmer, psicologo clinico, questa pratica può rappresentare un valido strumento per sviluppare una maggiore tolleranza al rifiuto e ridurre l'ansia sociale; tuttavia, è fondamentale che l'esposizione al rifiuto sia graduale e personalizzata, al fine di evitare di innescare risposte emotive eccessive o traumatiche.

Wilmer, inoltre, evidenzia l'importanza di un contesto sicuro e di un'adeguata supervisione professionale per garantire l'efficacia e l'innocuità di questa tecnica.

L'obiettivo primario dovrebbe essere quello di sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e di acquisire strumenti efficaci per gestire il rifiuto, piuttosto che cercare semplicemente di accumulare esperienze negative; dunque, l'invito di Matis è quello di seguire un approccio autentico e personale, svincolato dalla necessità di conformarsi alle tendenze del momento.

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

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Arianna Bordi | Editor
Arianna Bordi | Editor
in Mental health

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