Quelle attese infinite al pronto soccorso

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 11 Dicembre, 2015

Il destino dei pazienti che si recano al pronto soccorso non è dei più rosei. Il 76% delle persone, infatti, è costretta a rimanere ricoverata, per almeno due giorni, nei corridoi del primo soccorso, perché negli appositi reparti non c’è più spazio per loro.

Da un monitoraggio svolto dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza, i numeri non sono molto confortanti. I pazienti che non trovano un posto letto nel reparto in cui dovrebbero essere destinati sono costretti a sostare sulle barelle del pronto soccorso, alle volte anche per sei giorni. Tra il via vai delle persone e le porte sempre aperte, ci si può rendere conto facilmente che le condizioni, paradossalmente, non sono delle più salutari. Questo dato, giusto per abbattere ulteriormente gli animi, tende a incrementarsi soprattutto in inverno.

La posizione del Ministero

Il Ministero della Salute sta cercando una soluzione; per ora si è arrivati a una definizione di standard omogenei per dei tempi massimi di degenza all’interno di un pronto soccorso.

La SIMEU ha proposto un sistema di controllo e di contenimento per questo problema, che non tende a migliorare. Il monitoraggio prevede il controllo costante e continuo di 42 ospedali dislocati nelle varie regioni italiane. Attualmente, fanno parte di questo gruppo le strutture ospedaliere più grandi. Dal 16 al 30 novembre, sono stati effettuati i primi monitoraggi che non sono stati per niente confortanti.

I dati

I primi dati raccolti si sono concentrati sul motivo del sovraffollamento dei reparti ospedalieri e si è cercata proprio la fonte primaria di questo disagio, che conseguentemente, porta al collasso il pronto soccorso.

I 42 ospedali coinvolti in questo monitoraggio hanno specificato che la disponibilità complessiva dei posti letto variava dai 190 ai 1183 (con una media di 686). Anche gli accessi al pronto soccorso sono stati vagliati dalla ricerca e nel 2014 sono stati in media di 193 al giorno, per un totale di circa 70.474, con una variabilità che andava da 103 a 290 giornalieri.

Lunedì 30 novembre 2015, l’analisi ha rilevato che, alle 8 del mattino, ben 377 pazienti erano già in attesa, cifra che va suddivisa tra i vari ospedali che hanno preso parte alla statistica.

Questi pazienti non erano in attesa di una prima visita, bensì di un ricovero in reparto ed erano dislocati su delle barelle nei corridoi dei pronto soccorso; è stato calcolato anche il tempo massimo di permanenza su questi letti provvisori e si è giunti a ben 32 ore.

Ora, questi numeri sono davvero allarmanti, se si considera il fatto che se un paziente ha necessità di un ricovero vuol dire che non è nelle condizioni di rimanere in “sosta” in un corridoio, anche per 6 giorni!

È stato stabilito uno standard internazionale di permanenza massima in pronto soccorso ed è di 2 ore.

Salta subito agli occhi che lo sforamento raggiunge una percentuale a dir poco esagerata, il 76%, e questa percentuale, soprattutto negli ospedali più grandi, come quelli di Torino, Roma, Napoli e Palermo, dipende in maggior misura dalla disponibilità degli spazi e dal personale presente nella struttura.

Un disagio da risolvere

La SIMEU, studiando in modo più approfondito questo gravissimo disagio, ha inviato un testo al Ministero della Salute, il quale verrà promulgato a tutti gli assessorati regionali, nel quale ha riportato i risultati di soli 15 giorni di analisi. A questo punto, per risolvere questa situazione, ci sarà la necessità di una collaborazione tra i medici e le istituzioni preposte.

La SIMEU ha rilevato, tra le cause principali, il sovraffollamento dei posti letto nei reparti, con conseguente sosta nei pronto soccorso dopo la prima visita. In alcuni casi, si parla anche di ricoveri inutili, ma è una piccola percentuale (10%). Nei paesi come l’Italia, la Gran Bretagna, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, dove il sistema sanitario è ad accesso universale, il problema è stato arginato modificando il sistema normativo e gestionale.

Oltre ai gravi disagi al paziente, ci sono anche dei costi ulteriori da sostenere da parte delle strutture ospedaliere.

La SIMEU ha proposto diverse modifiche, tra cui:

  • Un sistema di incentivi/sanzioni per tutte quelle regioni e aziende che non saranno in grado di arginare il problema in modo funzionale.
  • Definizione di una lista di standard per i tempi massimi di permanenza in pronto soccorso, dalla prima visita, che non superino le 6 ore, standard che dovranno venire adottati da tutti gli ospedali.
  • Pubblicazione sui siti ospedalieri dei dati rilevati relativi all’affollamento dei pronto soccorso. Tra questi dati dovranno essere indicati i tempi di permanenza in pronto soccorso, dall’arrivo alla visita alla decisione di un eventuale ricovero.
  • L’attivazione di un’area riservata agli eventuali pre ricoveri.
  • L’elaborazione di un piano di gestione del sovraffollamento.
Stefania Virginio
Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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