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Alendronato Ahcl 70 mg compresse 4 compresse

Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 2019
Tipologia:
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1. Indicazioni terapeutiche
Trattamento dell’osteoporosi post–menopausale. L’acido alendronico riduce il rischio di fratture vertebrali e dell’anca.
2. Posologia
Posologia Il dosaggio consigliato è una compressa di 70 mg una volta alla settimana. La durata ottimale del trattamento con bisfosfonati per l’osteoporosi non è stata stabilita. Il bisogno di trattamento continuo deve essere rivalutato periodicamente in base ai benefici e ai rischi potenziali di Alendronato AHCL su una base individuale, particolarmente dopo 5 anni o più di uso. Anziani Negli studi clinici non sono emerse differenze correlate all’età relativamente ai profili di efficacia o di sicurezza dell’acido alendronico. Pertanto non si rendono necessarie titolazioni della dose per i pazienti anziani. Danno renale Nei pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (GFR) maggiore di 35 ml/min non sono necessarie titolazioni della dose. Alendronato AHCL non è consigliato nei pazienti con alterata funzionalità renale, se la velocità di filtrazione glomerulare (GFR) è inferiore a 35 ml/min, perché non è stata acquisita esperienza a riguardo. Popolazione pediatrica Alendronato sodico non è raccomandato per l’uso nei bambini di età inferiore ai 18 anni a causa di dati insufficienti sulla sicurezza e l’efficacia in condizioni associate all’osteoporosi pediatrica (vedere anche paragrafo 5.1). Alendronato AHCL non è stato studiato nel trattamento dell’osteoporosi indotta da glucocorticoidi. Modo di somministrazione Uso orale. Per consentire l’assorbimento adeguato di acido alendronico: Alendronato AHCL deve essere assunto soltanto con acqua semplice almeno 30 minuti prima del primo alimento, bevanda o altro medicinale della giornata. Altre bevande (inclusa l’acqua minerale), il cibo e alcuni farmaci possono ridurre l’assorbimento dell’acido alendronico (vedere paragrafo 4.5). Per facilitare il rilascio a livello gastrico e ridurre così il rischio di irritazione/effetti indesiderati a livello locale e nell’esofageo (vedere paragrafo 4.4): • La compressa di acido alendronico deve essere ingerita al mattino solo dopo essersi alzati dal letto, con un bicchiere colmo d’acqua (non meno di 200 ml). • I pazienti non devono masticare, frantumare o lasciare sciogliere in bocca le compresse, a causa del rischio di ulcerazione orofaringea. • I pazienti non devono distendersi fino a quando non hanno consumato il primo pasto del giorno, che deve avvenire almeno 30 minuti dopo l’assunzione della compressa. • I pazienti non devono distendersi per almeno 30 minuti dopo l’assunzione dell’acido alendronico. • Alendronato AHCL non deve essere assunto prima di coricarsi la sera o prima di alzarsi dal letto al mattino. I pazienti devono assumere integratori di calcio e di vitamina D nel caso in cui il loro apporto con la dieta sia inadeguato (vedere paragrafo 4.4).
3. Controindicazioni
L’acido alendronico è controindicato in caso di: • Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti riportati al paragrafo 6.1. • Anormalità esofagee e altri fattori che ritardano lo svuotamento dell’esofago, come stenosi o acalasia. • Incapacità di stare in piedi o seduti con il busto eretto per almeno 30 minuti. • Ipocalcemia.
4. Avvertenze
Reazioni avverse del tratto gastrointestinale superiore L’acido alendronico può causare irritazione locale della mucosa del tratto gastrointestinale superiore. A causa del rischio potenziale di peggioramento della patologia di base, è necessario agire con cautela nel somministrare l’acido alendronico a pazienti con patologie attive del tratto gastrointestinale superiore, quali disfagia, patologia esofagea, gastrite, duodenite, ulcere o con storia recente (entro l’anno precedente) di patologie gastrointestinali importanti, quali ulcera peptica o sanguinamento gastrointestinale attivo o chirurgia del tratto gastrointestinale superiore, esclusa la piloroplastica. (vedere paragrafo 4.3). In pazienti con esofago di Barrett già noto, i medici prescrittori devono valutare i benefici ed i rischi potenziali dell’alendronato su base individuale. Sono state segnalate reazioni esofagee (in alcuni casi gravi e con necessità di ricovero ospedaliero), quali esofagite, ulcere esofagee ed erosioni esofagee, raramente seguite da stenosi o perforazione esofagea, in pazienti trattati con acido alendronico. I medici devono quindi prestare attenzione alla comparsa di qualsiasi segno o sintomo che indichi la presenza di una possibile reazione esofagea e devono avvisare i pazienti di interrompere l’assunzione dell’acido alendronico e di rivolgersi ad un medico, nel caso in cui si verifichino sintomi di irritazione esofagea, quali disfagia, dolore alla deglutizione o dolore retrosternale, insorgenza o peggioramento di pirosi. Il rischio di effetti avversi gravi a livello esofageo sembra essere maggiore nei pazienti che non assumono l’acido alendronico in maniera appropriata e/o che continuano ad assumere Acido alendronico Compresse dopo la comparsa di sintomi indicativi di irritazione esofagea. È molto importante che il paziente conosca e comprenda tutte le modalità di assunzione del farmaco (vedere paragrafo 4.2). I pazienti devono essere informati che, se non vengono seguite queste istruzioni, può aumentare il loro rischio di problemi esofagei. Mentre in ampi studi non è stato osservato un aumento dei rischi, (dopo l’immissione in commercio del farmaco) sono stati riferiti casi rari di ulcere gastriche e duodenali, alcuni dei quali gravi e con complicazioni. Osteonecrosi della mandibola/mascella L’osteonecrosi della mandibola/mascella, generalmente associata ad estrazione dentale e/o ad infezione locale (inclusa osteomielite) è stata riferita in pazienti con cancro in trattamento con regimi terapeutici comprendenti bisfosfonati somministrati principalmente per via endovenosa. Molti di questi pazienti erano anche trattati con chemioterapia e corticosteroidi. L’osteonecrosi della mandibola/mascella è stata inoltre riferita in pazienti con osteoporosi in trattamento con bisfosfonati orali. Si devono considerare i seguenti fattori di rischio al fine di poter stabilire il rischio individuale di sviluppare osteonecrosi della mandibola/mascella: • potenza del bifosfonato (massima per l’acido zolendronico), via di somministrazione (vedere sopra) e dose cumulativa; • cancro, chemioterapia, radioterapia, corticosteroidi, fumo; • anamnesi di malattie dentarie, scarsa igiene orale, malattia periodontale, interventi dentari invasivi e protesi dentarie con scarsa aderenza. Prima di iniziare la terapia con bisfosfonati in pazienti con cattive condizioni di salute dentale deve essere presa in considerazione la necessità di un esame dentale con le appropriate procedure dentistiche preventive. Durante il trattamento, questi pazienti devono evitare, se possibile, le procedure dentarie invasive. Nei pazienti che sviluppano osteonecrosi della mandibola/mascella durante la terapia con i bisfosfonati, la chirurgia dentaria può esacerbare la condizione. Per i pazienti che necessitano di chirurgia dentaria, non sono disponibili dati per suggerire se l’interruzione del trattamento con i bisfosfonati riduca il rischio di osteonecrosi della mandibola/mascella. Il giudizio clinico del medico curante dovrebbe guidare il piano terapeutico di ciascun paziente sulla base della valutazione individuale del rapporto rischio/beneficio. Durante il trattamento con bifosfonati, i pazienti devono essere incoraggiati a mantenere una buona igiene orale, a sottoporsi a regolari controlli odontoiatrici, a segnalare qualsiasi sintomo orale come mobilità dei denti, dolore o gonfiore. Osteonecrosi del canale uditivo esterno E’ stata riferita osteonecrosi del canale uditivo esterno in concomitanza con l’uso di bisfosfonati, prevalentemente in associazione a terapie di lungo termine. Tra i possibili fattori di rischio dell’osteonecrosi del canale uditivo esterno sono inclusi l’uso di steroidi e la chemioterapia e/o fattori di rischio locali quali infezione o trauma. L’eventualità di osteonecrosi del canale uditivo esterno deve essere valutata in pazienti trattati con bisfosfonati che presentano sintomi a carico dell’orecchio incluse infezioni croniche dell’orecchio. Dolore muscoloscheletrico Nei pazienti trattati con bisfosfonati sono stati riferiti dolori ossei, articolari e/o muscolari. Nell’esperienza post–marketing, questi sintomi sono stati raramente gravi e/o invalidanti (vedere paragrafo 4.8). Il tempo di esordio dei sintomi è risultato variabile, da un giorno a diversi mesi dall’inizio del trattamento e nella maggior parte dei pazienti l’interruzione della terapia ha dato luogo ad un sollievo dei sintomi. Un sottogruppo di pazienti ha avuto una ricaduta dei sintomi in seguito ad una nuova somministrazione dello stesso farmaco o di un altro bisfosfonato. Fratture atipiche del femore In seguito a terapia con bifosfonati sono state riportate fratture del femore sottotroncateriche e diafisarie atipiche, soprattutto in pazienti sottoposti a terapia a lungo termine per l’osteoporosi. Queste fratture trasversali o oblique corte possono verificarsi in qualsiasi punto del femore, da appena sotto il trocantere inferiore fino ad immediatamente sopra la svasatura sovracondiloidea. Queste fratture si verificano in seguito ad un trauma minimo o anche in assenza di traumi ed alcuni pazienti accusano dolore alla coscia o all’inguine, spesso associato a reperti di diagnostica per immagini di fratture da stress, insorto da settimane a mesi prima del manifestarsi di una frattura completa del femore. Spesso le fratture sono bilaterali: per questa ragione nei pazienti trattati con bifosfonati che hanno subito una frattura della diafisi femorale deve essere controllato il femore contro laterale. È stata riportata anche una limitata guarigione di queste fratture. In pazienti con sospetta frattura del femore atipica è consigliabile l’interruzione della terapia con bifosfonati in base alla valutazione del rapporto rischio/beneficio per ciascun paziente. Durante il trattamento con bifosfonati i pazienti devono essere avvisati di segnalare qualsiasi dolore alla coscia, all’anca o all’inguine ed i pazienti che presentano questa sintomatologia devono essere valutati per una frattura femorale incompleta. Reazioni cutanee Durante l’esperienza post–marketing ci sono state rare segnalazioni di reazioni cutanee gravi incluse sindrome di Stevens–Johnson e necrolisi epidermica tossica. Mancata assunzione I pazienti devono essere informati che, in caso di mancata assunzione della compressa settimanale di acido alendronico, devono assumere una compressa al mattino successivo al giorno in cui se ne sono resi conto. Non devono prendere due compresse nello stesso giorno, ma devono ricominciare ad assumere una compressa una volta alla settimana, nel giorno prescelto, come stabilito originariamente. Danno renale Acido alendronico compresse è sconsigliato per i pazienti con alterata funzionalità renale, quando la velocità di filtrazione glomerulare (GFR) è inferiore a 35 ml/min, (vedere paragrafo 4.2). Metabolismo osseo e minerale Si devono considerare cause di osteoporosi diverse dalla carenza di estrogeni, dall’invecchiamento e dall’uso di glucocorticoidi. L’ipocalcemia deve essere corretta prima di iniziare la terapia con l’acido alendronico (vedere paragrafo 4.3). Anche gli altri disturbi che influiscono sul metabolismo minerale (come carenza di vitamina D e ipoparatiroidismo) devono essere trattati efficacemente. Nei pazienti con queste patologie, devono essere monitorati il livello di calcio nel siero e i sintomi di ipocalcemia durante la terapia con l’acido alendronico. A causa degli effetti positivi dell’acido alendronico sull’incremento della mineralizzazione dell’osso, possono verificarsi diminuzioni dei livelli sierici del calcio e del fosfato, specialmente nei pazienti in terapia con glucocorticoidi, nei quali l’assorbimento del calcio può essere ridotto. In genere queste diminuzioni sono limitate e asintomatiche. Sono stati tuttavia riferiti casi rari di ipocalcemia sintomatica, che è stata occasionalmente grave ed è comparsa spesso in pazienti con patologie predisponenti (ad es. ipoparatiroidismo, carenza di vitamina D e malassorbimento del calcio). Nei pazienti trattati con glucocorticoidi è particolarmente importante assicurare un adeguato apporto di calcio e di vitamina D. Eccipienti Questo farmaco contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi o da malassorbimento di glucosio–galattosio, non devono assumere questo medicinale.
5. Interazioni
Se assunti contemporaneamente, è probabile che il cibo e le bevande (inclusa l’acqua minerale), gli integratori del calcio, gli antiacidi e alcuni medicinali assunti per via orale interferiscano con l’assorbimento dell’acido alendronico. I pazienti devono pertanto attendere almeno 30 minuti dopo l’assunzione dell’acido alendronico prima di assumere qualsiasi altro medicinale per via orale (vedere paragrafi 4.2 e 5.2). Non si prevedono altre interazioni farmacologiche clinicamente significative. A diverse pazienti negli studi clinici sono stati somministrati estrogeni (per via intravaginale, transdermica o orale) contemporaneamente all’acido alendronico. Non sono state identificate esperienze avverse attribuibili al loro uso concomitante. Poiché l’uso di FANS è associato con irritazione gastrointestinale, si deve usare cautela durante il trattamento concomitante con alendronato. Sebbene non siano stati condotti studi specifici sulle interazioni, in studi clinici, l’acido alendronico è stato utilizzato in concomitanza a diversi altri farmaci comunemente prescritti, senza alcuna evidenza di interazioni clinicamente avverse.
6. Effetti indesiderati
In uno studio clinico della durata di un anno, condotto in donne in post–menopausa con osteoporosi, i profili globali di sicurezza di Acido alendronico Compresse 70 mg (n=519) e Acido alendronico Compresse 10 mg/giorno (n=370) sono risultati simili. In due studi della durata di tre anni con disegno sostanzialmente identico, in donne in post–menopausa (Acido alendronico Compresse 10 mg: n=196, placebo: n=397), i profili globali di sicurezza di Acido alendronico Compresse 10 mg/giorno e del placebo sono risultati simili. Gli eventi avversi riferiti dagli sperimentatori come possibilmente, probabilmente e definitivamente correlati al farmaco sono presentati sotto se si sono verificati in ≥ 1% in entrambi i gruppi di trattamento nello studio di un anno, oppure se si sono verificati in ≥1% dei pazienti trattati con Acido alendronico Compresse10 mg/giorno e ad una incidenza maggiore rispetto ai pazienti trattati con placebo negli studi di tre anni:
  Studio di un anno Studi di tre anni
Acido alendronico Una volta alla settimana 70 mg (n = 519) % Acido alendronico 10 mg/giorno (n = 370) % Acido alendronico 10 mg/giorno (n = 196) % Placebo (n = 397) %
Gastrointestinali        
dolore addominale 3,7 3,0 6,6 4,8
dispepsia 2,7 2,2 3,6 3,5
rigurgito acido 1,9 2,4 2,0 4,3
nausea 1,9 2,4 3,6 4,0
distensione addominale 1,0 1,4 1,0 0,8
stipsi 0,8 1,6 3,1 1,8
diarrea 0,6 0,5 3,1 1,8
disfagia 0,4 0,5 1,0 0,0
flatulenza 0,4 1,6 2,6 0,5
gastrite 0,2 1,1 0,5 1,3
ulcera gastrica 0,0 1,1 0,0 0,0
ulcera esofagea 0,0 0,0 1,5 0,0
Muscoloscheletrici        
dolore muscoloscheletrico (osseo, muscolare o articolare) 2,9 3,2 4,1 2,5
crampi muscolari 0,2 1,1 0,0 1,0
Neurologici        
cefalea 0,4 0,3 2,6 1,5
Tabella delle reazioni avverse Le seguenti esperienze avverse sono state inoltre riferite durante gli studi clinici e/o l’uso post immissione in commercio: Le frequenze sono definite come: Molto comune (≥ 1/10), Comune (≥1/100, < 1/10), Non comune (≥1/1.000, < 1/100), Raro (≥1/10.000, < 1/1.000), Molto raro (< 1/10.000 inclusi casi isolati)
Classificazione per sistemi ed organi Frequenza Termine di evento avverso
Disturbi del sistema immunitario: Raro reazioni di ipersensibilità, inclusi orticaria e angioedema
Disturbi del metabolismo e della nutrizione: Raro ipocalcemia sintomatica, spesso in associazione con condizioni predisponenti§.
Patologie del sistema nervoso: Comune cefalea, vertigini
Non comune disgeusia
Patologie dell’occhio: Non comune infiammazione oculare (uveite, sclerite, episclerite)
Patologie dell’orecchio e del labirinto: Comune vertigini
Molto raro osteonecrosi del canale uditivo esterno (reazione avversa per la classe dei bisfosfonati)
Patologie gastrointestinali: Comune dolore addominale, dispepsia, stipsi, diarrea, flatulenza, ulcera esofagea*, disfagia*, distensione addominale, rigurgito acido
Non comune nausea, vomito, gastrite, esofagite*, erosioni esofagee*, melena
Raro stenosi esofagea*, ulcera orofaringea*, SUP del tratto gastrointestinale superiore (perforazione, ulcere, sanguinamento)§
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Comune alopecia, prurito
Non comune eruzione cutanea, eritema
Raro eruzione cutanea con fotosensibilità, reazioni cutanee gravi incluse sindrome di Stevens–Johnson e necrosi epidermica tossica
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo: Molto comune dolore muscoloscheletrico (osseo, muscolare o articolare) a volte grave†§
Comune gonfiore delle articolazioni
Raro osteonecrosi della mandibola/mascella‡§; fratture atipiche sottotrocanteriche e diafisarie del femore (reazione avversa di classe dei bisfosfonati)||
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: Comune astenia, edema periferico
Non comune sintomi transitori come da risposta in fase acuta (mialgia, malessere e, raramente, febbre), in genere in associazione con l’inizio del trattamento
§ Vedere paragrafo 4.4
La frequenza negli Studi Clinici è stata simile tra il gruppo di pazienti trattati con il farmaco e il placebo.
*Vedere paragrafi 4.2 e 4.4
Questa reazione avversa è stata identificata tramite monitoraggio post–marketing. La frequenza "raro" è stata stimata in base a studi clinici rilevanti.
|| Identificata nell’esperienza post–marketing.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/content/segnalazioni–reazioni–avverse.
7. Gravidanza e allattamento
Gravidanza I dati relativi all’uso di alendronato in donne in gravidanza non sono adeguati. Gli studi su animali hanno mostrato tossicità riproduttiva. L’alendronato somministrato a ratti durante la gravidanza ha causato distocia correlata a ipocalcemia (vedere paragrafo 5.3). Acido alendronico non deve essere usato durante la gravidanza. Allattamento Non è noto se l’acido alendronico sia escreto nel latte materno. Data l’indicazione, Alendronato AHCL non deve essere utilizzato durante l’allattamento. Fertilità I bisfosfonati sono incorporati nella matrice ossea, dalla quale vengono gradualmente rilasciati in un periodo di anni. La quantità di bisfosfonati incorporati nelle ossa adulte, e quindi, la quantità disponibile per il rilascio nel sistema circolatorio, è direttamente correlata alla dose e alla durata dell’uso di bisfosfonati (vedere paragrafo 5.2). Non ci sono dati relativi al rischio fetale nell’uomo. Tuttavia, c’è un rischio teorico di danno fetale, prevalentemente scheletrico, se una donna inizia una gravidanza dopo aver completato un ciclo di terapia a base di bisfosfonati. L’impatto di variabili come il tempo tra la cessazione della terapia a base di bisfosfonati e il concepimento, il particolare bisfosfonato usato, e la via di somministrazione (endovenosa rispetto a orale), non sono stati studiati rispetto al rischio.
8. Conservazione
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione
9. Principio attivo
Ciascuna compressa contiene 70 mg di acido alendronico (come alendronato sodico) Eccipienti: Ciascuna compressa contiene 272,070 mg di lattosio anidro Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1
10. Eccipienti
Lattosio anidro Cellulosa microcristallina (E460) Croscarmellosa sodica Stearato di magnesio
11. Sovradosaggio
Sintomi L’ipocalcemia, l’ipofosfatemia e gli eventi avversi del tratto gastrointestinale superiore, quali mal di stomaco, pirosi, esofagite, gastrite o ulcera, possono essere causati dal sovradosaggio orale. Trattamento Non sono disponibili dati specifici sul trattamento del sovradosaggio con acido alendronico. Somministrare latte o antiacidi che si legano all’acido alendronico. A causa del rischio di irritazione esofagea, non indurre il vomito e tenere il paziente in posizione completamente eretta.
Le informazioni pubblicate in questa pagina riportano informazioni farmaceutiche (Foglietto Illustrativo e Caratteristiche principali del Farmaco), sono da intendersi a solo scopo illustrativo; non intendono e non devono sostituirsi alle opinioni del medico. Per informazioni complete e sempre aggiornate su questo farmaco si consiglia di consultare il portale dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).