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Epidurale

Ginecologia
Epidurale

Anestesia epidurale: cos'è?

Con il termine epidurale o peridurale, si intende un’anestesia loco-regionale lombare; in altre parole, consiste nella somministrazione di farmaci anestetici nella zona compresa tra il canale osseo della colonna vertebrale e la dura madre (membrana che riveste il midollo spinale).

L’anestesia epidurale viene utilizzata per agevolare la futura mamma durante le difficili ore del parto, alleviandole gran parte del dolore; quest’ultimo infatti non scompare del tutto, ma si riduce notevolmente durante le contrazioni dell’utero e parzialmente durante la vera e propria espulsione del bambino.

L’idea di molte mamme di evitare l’epidurale per paura di non riuscire a sentire le contrazioni e di non aiutare il bambino può, quindi, essere superata: la peridurale permette alla donna di riuscire a sentire le contrazioni e di spingere nel modo giusto poiché, in base alle dosi applicate in Italia, essa non coinvolge tutti i nervi e tutti i muscoli; inoltre, la partoriente, dopo aver effettuato l’epidurale, è anche in grado di muoversi, di camminare e di assumere tutte le posizioni suggeritele dall’ostetrica per velocizzare il parto ed aiutare il bambino ad incanalarsi in maniera corretta.

L'epidurale fa male?

L’iniezione dell’epidurale è di solito indolore, poiché viene effettuata dopo un’anestesia locale e prevede l’inserimento, attraverso un ago, di un piccolo catetere che rimane fisso per tutta la durata del parto (in modo da iniettare il medicinale all’occorrenza senza dover sottoporre la donna ad ulteriori punture).

Epidurale o spinale: come scegliere?

L’epidurale viene solitamente utilizzata durante il parto naturale, mentre per il cesareo si ricorre alla spinale; quest’ultima è sempre un’anestesia loco-regionale lombare che però prevede la somministrazione in un’unica soluzione di una determinata quantità di medicinale (senza l’inserimento del catetere).

Quando si fa l’epidurale?

Secondo recenti studi in materia, non esiste un momento giusto per effettuare l’epidurale, ma quest’ultima va somministrata quando la donna lo richiede; solitamente, si esegue quando la partoriente inizia ad avvertire delle contrazioni regolari (circa 2 o 3 ogni 10 minuti), ma solo per permettere di somministrale il farmaco anestetico con più calma, avendo un maggior lasso di tempo fra una contrazione e l’altra.

Dunque, la donna può decidere liberamente se effettuare l’epidurale ed in quale momento, anche se è utile sottolineare che, per poterla richiedere, è necessario aver sostenuto, negli ultimi mesi di gravidanza, una visita anestesiologica, durante la quale si dovranno anche presentare degli esami del sangue (ad esempio emocromo, tempo di protrombina e tromboplastina parziale attivata), indispensabili all’anestesista per accertare l’idoneità fisica della donna per questo trattamento.

Se gli esami non dovessero riscontrare anomalie e il parere dell’anestesista e del ginecologo dovessero essere favorevoli, la futura mamma sarà tenuta a firmare un consenso informato per poter ricevere l’epidurale durante il parto.

È importante comunque sottolineare che la decisione di sottoporsi a questo tipo di analgesia dovrebbe essere presa dalla donna, una volta ricevute tutte le relative informazioni, prima dell'insorgenza del travaglio di parto e non richiesta come fuga dal dolore percepito come insopportabile: l’analgesico, di fatto, agisce sul sistema nervoso, su cui vanno ad agire anche gli stimoli dolorosi. Infatti, se questi ultimi si sono già “impossessati” del sito che recepisce il dolore, l'efficacia dell'analgesia sarà senz’altro minore.

Quindi è opportuno, per iniziare l’analgesia, che il travaglio si sia avviato chiaramente, ma senza aspettare una fase troppo avanzata. È altrettanto importante che vi sia un accordo tra anestesista ed ostetrico, perchè con l'analgesia epidurale si tende ad avere un abbreviamento del periodo che porta la bocca dell’utero a dilatarsi, ma si può avere un prolungamento dell’ultimo periodo del parto, quello espulsivo, con alterazioni del battito cardiaco fetale (alterazione fisiologica entro certi limiti, perchè legata alla pressione del bacino osseo sulla testa del feto che sta passando), ma appunto i due specialisti devono agire in sinergia per evitare inutili parti con interventi ostetrici (tagli cesarei urgenti, applicazione di vaccuum extractor).

Inoltre, è utile sottolineare che a volte, durante il travaglio, si presenta l’esigenza di dover indurre il parto attraverso la somministrazione di ossitocina; in questi casi, è dimostrato che il ricorso all’epidurale è positivo, poiché permette alla donna di avvertire meno dolore (dal momento che, solitamente, con l’induzione esso è percepito maggiormente).

Quali sono i rischi e quando evitarla?

Nella maggior parte dei casi, le donne non riscontrano problemi per poter effettuare l’epidurale, ma ci sono delle particolari condizioni che ne escludono radicalmente la somministrazione; in particolar modo, risulta impossibile effettuare l’epidurale ai soggetti che abbiano scoliosi gravissime, patologie nella coagulazione del sangue, malattie emorragiche, infezioni nell’area in cui viene inserito l’ago per l’anestesia, malattie neurologiche relative alla colonna vertebrale o che abbiano subito interventi significativi lungo quest’ultima. In tutti gli altri casi, una volta fatta la richiesta e ricevuto il parere positivo dell’anestetista, sarà la partoriente che, durante il travaglio, potrà decidere di ricevere l’epidurale.

Bisogna però sottolineare che, nonostante sia vero che la decisione spetta alla futura mamma, ciò deve essere compatibile con la disponibilità al servizio presso la clinica a cui la partoriente si è rivolta: alcuni ospedali, infatti, effettuano l’epidurale in maniera gratuita in qualsiasi momento, altri, invece, solo di giorno (a pagamento di notte), altri ancora solo a pagamento e nel caso in cui l’anestetista di turno non sia impegnato con altre urgenze (poiché non possono garantire la disponibilità in ogni momento dell’anestesista in sala parto).

Quali sono le conseguenze dell’epidurale?

L’epidurale non è priva di controindicazioni anche se queste si presentano solo in piccolissima percentuale; una delle conseguenze più frequenti (verificatasi nell’1% dei casi) è una forma particolare di mal di testa molto forte che però va via dopo qualche giorno passato a riposo.

Molto più rari sono gli altri effetti collaterali dell’epidurale come reazioni allergiche al farmaco e l’ematoma peridurale (conseguenza che può essere evitata se vengono costantemente controllati i valori di coagulazione del sangue). Inoltre, nei giorni successivi al parto, la neomamma potrebbe avvertire un dolore sopportabile nella zona in cui è stata effettuata l’epidurale e un leggero aumento della temperatura corporea (entrambe le conseguenze non sono gravi e scompaiono da sole dopo qualche ora).

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Dr. Gianfranco Blaas
Dr. Gianfranco Blaas
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