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Quali sono i tempi di ripresa per una frattura al piede?

Mia figlia di 13 anni (peso 41 kg per 1,52 di altezza), cadendo a scuola, ha riportato un'infrazione del V metatarso piede estro. Sta trattando la lesione con fisioterapia tutti i giorni (3 ore di magnetoterapia + ultrasuoni e manipolazioni per un totale di circa 5 ore di fisioterapia per almeno 21 giorni). Mia figlia ha le gare di pattinaggio a rotelle e sia lei che il suo allenatore sperano in una possibilità di guarigione prodigiosa, visto che non si tratta di una vera e propria frattura. Il suo fisioterapista dice che non sarà possibile e bisogna rispettare i tempi di ripresa, mentre il padre dell'allenatore, che è un ortopedico, mi ha assicurato che al massimo a 10 giorni dall'accaduto potrà rimettere i pattini e saltare anche se sentirà un po' di dolore. Mia figlia fa i doppi salti e dunque il mio timore è che si possa provocare un danno peggiore di quello che ha e per il quale non vale la pena rischiare. L'ortopedico mi ha invece tranquillizzata, dicendomi che un'infrazione dopo 4-5 giorni si è già risaldata. Cosa dovrei fare?

Risposta

Buongiorno,
è difficile esprimere un parere sicuro su pazienti altrui e senza poterli vedere di persona. Premesso questo, mi impegno a rispondere al meglio di quello che la descrizione mi permette e sulla base della mia esperienza.

Mi sembra di capire che la ragazza sia piuttosto longilinea e questo giova, poiché il sovrappeso aumenta le sollecitazioni a carico delle ossa. Va sottolineato che la magnetoterapia non sempre dà i risultati attesi, di contro, è anche vero che non ha controindicazioni di caso, quindi, viste le necessità e purché vi sia possibile, consiglierei di affittare l'apparecchio e mantenerlo in funzione anche per tutta la notte, ogni notte.

Il perché degli ultrasuoni mi sfugge, ma dovrei discuterne con il collega. Per quanto concerne le manipolazioni, credo tu ti riferisca a delle mobilizzazioni delle strutture ossee. Tale pratica serve ad evitare l'instaurarsi di rigidità e retrazioni, purché non vada a sollecitare troppo la zona lesa. Quindi bene, ma entro certi limiti.

L'appoggio del piede a terra, se concesso dal medico, è utilissimo perché velocizza il processo riparativo. Se scatena qualche leggero fastidio o dolore, un tecnico ortopedico potrebbe confezionare dei supporti o plantari di scarico per ridurre la sintomatologia.

Il gioco in ambiente acquatico o comunque il passeggiare in acqua, giocare sul bagnasciuga (vicinanza al mare permettendo), nuotare in piscina, possono favorire l'abolizione del dolore ed il ripristino dell'integrità della struttura.

Infine, considerata la giovane età, lo sport praticato con stivaletti molto contenitivi e, non ultimo, il tono d'umore dell'atleta costretto alla panchina, reputo che possa svolgere le gare a patto che i sintomi indichino una risoluzione del problema (no calore, no tumefazione, no gonfiore, no dolore). Data la mia esperienza con alcuni casi simili, consiglio un eventuale contenimento del piede con taping idoneo (non kinesio-tape), ma il confezionamento con nastro da pallavolisti di una struttura sottile da entrare nello stivale, resistente per stabilizzare il piede, senza bloccarlo completamente, durante l'attività fisica. 

Infine, vorrei sottolineare che il non uso o l'utilizzo parziale/differente dal normale di una struttura corporea (in questo caso il piede) può produrre modificazioni, talvolta stabili, nell'appoggio del carico, nella postura. Con l'andare del tempo, questo può produrre dolori e fastidi secondari che poi risultano difficilmente riconducibili al problema attuale. Andranno quindi monitorati nel tempo assetto, postura, deambulazione, onde evitare sorprese future. 

Mi auguro di aver esaudito la tua richiesta. 

Auguri per il futuro della giovane, cordialmente

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Risposta a cura di
Alberto Marson Fisioterapista
Alberto Marson
fisioterapista
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