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Cosa si nasconde dietro a una risata contagiosa

Elisabetta Ciccolella | Farmacista

Ultimo aggiornamento – 20 Aprile, 2015

Spesso ci troviamo a ridere nei momenti più strani. Secondo gli psicologi, quelle risatine inermi potrebbero essere uno dei nostri comportamenti più importanti e profondi.

Può capitare di ritrovarsi a scoppiare in una fragorosa risata nel momento meno consono. Alzi la mano chi non si è mai ritrovato in una situazione del genere. Ma perché questo accade? E perché questo genere di risata sembra “contagiosa”, anche in situazioni non sempre allegre? La dottoressa Scott dell’Univesity College di Londra, esperta in Neuroscienze, ha condotto negli ultimi anni studi che tentano di fornire risposte a questi quesiti.

In particolare, nel corso del TED 2015 tenutosi a Vancouver in marzo, la Scott ha spiegato come il riso sia uno dei più importanti e sconosciuti tra gli “atteggiamenti” che in genere adottiamo.

All’inizio della sua carriera, Sophie Scott ha partecipato ha numerosi studi riguardanti la voce e la grande quantità di informazioni circa la nostra identità che possiamo comunicare mediante la voce stessa. In seguito, nel corso di uno studio svoltosi in Namibia, la Dottoressa Scott ha iniziato a capire che il modo in cui ridiamo rappresenta una delle più importunanti caratteristiche di ognuno di noi per ciò che concerne la vocalità.

Lo studio

Già indagini precedenti avevano dimostrato come tutti siamo capaci di riconoscere le principali emozioni universali nei nostri simili, osservando le loro espressioni facciali indipendentemente dalla cultura di ognuno. Sophie Scott si è dunque chiesta se però siamo capaci di percepire le emozioni più “sottili” e meno evidenti, ascoltando la voce altrui. Per ottenere una risposta al suo quesito, ha fatto ascoltare agli indigeni della Namibia e agli inglesi registrazioni audio contenenti voci nelle rispettive lingue e ha chiesto poi loro di descrivere le emozioni e sensazioni che ogni singola voce comunicava, come ad esempio trionfo o soddisfazione. Grazie all’esperimento, la Scott ha subito compreso come la risata risulti essere l’emozione più facilmente riconoscibile in entrambi i gruppi etnici.

La verità sulla risata

Nel corso dei suoi studi relativi a questo tema, la Scott è rimasta affascinata dalla sorprendente complessità dell’argomento. Ad esempio, si è scoperto che le nostre risate spesso non sono correlate all’umorismo e che, all’interno di una conversazione, chi ride di più è proprio chi sta parlando in un dato istante. Inoltre, si può pensare al riso come a una sorta di “sentimento” che unisce a livello sociale, creando vincoli se qualcosa ci sembra molto divertente. In altre parole, la risata può essere considerata come l’indice della forza di un rapporto: se ridiamo con delle persone, mostriamo loro che ci piacciono e che ci sentiamo parte di un gruppo.

Risate “contagiose”

Secondo lo studio, le coppie che ridono molto insieme hanno una maggiore capacità di smaltire la tensione a seguito di un evento stressante e – in genere – stanno insieme più a lungo.

Seguendo questo filone di ricerca, Robin Dunbar dell’Università di Oxford ha scoperto che ridere può far aumentare la soglia del dolore di ognuno di noi, forse perché la risata favorisce il rilascio di endorfine a livello celebrale.

La Scott è ora interessata a studiare le differenze tra le “risatine” tattiche che potremmo usare durante le nostre conversazioni e le crisi di riso assolutamente involontarie.

In particolare, l’esperta di neuroscienze ha esaminato, mediante scansioni fMRI, il modo in cui il cervello risponde ad ogni tipo di risata. Dallo studio è emerso che sia nel caso di una risatina finta che di una fragorosa risata involontaria vengono stimolate aree celebrali specifiche. Una differenza importante, però, è che le risate meno spontanee producono una maggiore attività nelle aree deputate alla comprensione delle motivazioni altrui – forse perché vogliamo capire perché altri stanno fingendo.

In realtà, non è proprio facile distinguere risate involontarie da una risata finta, ma la Scott pensa che questa capacità si sviluppa lentamente nel corso della vita. Perciò, ha recentemente condotto un esperimento presso il Museo della Scienza di Londra, dove il suo team ha chiesto a visitatori di età differenti di dare un giudizio circa l’autenticità delle risate di varie persone in alcuni filmati.

In fin dei conti, il pianto è l’unico modo che un neonato conosce per comunicare, mentre il riso acquista maggiore importanza col passare del tempo.
Oltre a tentare di spiegare il ruolo della risata nelle nostre relazioni più strette, la Scott è incuriosita anche dal cabaret. In particolare, la scienziata trova interessante l’interazione comico-pubblico, ciò che accade quando il pubblico inizia a ridere alle battute dello showman e il fatto che, paradossalmente, i comici preferiscano spesso lavorare in grandi spazi, forse perché la natura “contagiosa” della risata implica che l’ilarità possa diffondersi più facilmente se ci sono più persone.

In definitiva, ridere è un “potente” strumento alla portata di mano per esprimere noi stessi e convincere la gente ad ascoltarci. Una risata può sembrare banale, effimera e inutile, ma ha sempre un significato.

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Elisabetta Ciccolella | Farmacista
Scritto da Elisabetta Ciccolella | Farmacista

La salute è il bene più importante. Questo è ciò che credo e che, da brava farmacista, cerco di trasmettere ogni giorno ai pazienti con cui mi rapporto.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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