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I segni premonitori dell’autismo

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Autismo: come riconoscere i segni dev'autismo

Negli ultimi anni, si è sentito spesso parlare di autismo, ma quanto ne sappiamo sull’argomento? Sapremmo riconoscere i segni precoci di questo disturbo in un bambino molto piccolo, così da indirizzarlo verso un professionista per iniziare rapidamente un percorso terapeutico?

Prima di tutto, diamo una definizione dell’autismo.

Quando si parla di autismo?

L’autismo è un disturbo dello sviluppo neuro-biologico, nel quale si riscontrano anomalie dell’interazione sociale, della capacità di comunicare, un comportamento stereotipato e interessi ristretti. Più correttamente, si parla di Disturbi dello Spettro Autistico perché vi sono più condizioni di diverso grado, caratterizzate dalle anomalie sopracitate.

Gli individui affetti da un Disturbo dello Spettro Autistico possono anche soffrire di condizioni mediche e psichiatriche, inclusi deficit intellettivi, epilessia, ansia, alterazioni del sonno, depressione, disordine da iperattività e deficit di attenzione. Tuttavia, questi problemi non concorrono alla diagnosi, perché non sono caratteristici dei Disturbi dello Spettro Autistico e, di conseguenza, non sono necessariamente presenti.

Tutti i Disturbi dello Spettro Autistico si manifestano nel corso del primo anno d’età e permangono per il resto della vita, non ineluttabilmente compromettendone la qualità. Questo è tanto più vero quanto prima si inizia un percorso terapeutico.

Tuttavia, sebbene sia certo che nei primi 12 mesi di vita il bambino inizi a sperimentare i sintomi dell’autismo, non è detto che essi si manifestino apertamente e inequivocabilmente per un occhio non adeguatamente formato sull’argomento. Eppure, riconoscere e diagnosticare precocemente l’autismo è fondamentale per instaurare immediatamente un percorso utile a recuperare le deficienze neuromotorie e quelle cognitive. Intervenire precocemente offre il vantaggio di farlo in un’epoca dello sviluppo in cui il sistema nervoso e i processi cognitivi sono ancora molto duttili.

I segni premonitori dell’autismo: ecco perché è importante riconoscerli precocemente

autismo: i primi segni per riconoscerlo

Per poter raggiungere i migliori risultati, l’intervento terapeutico deve essere tempestivo e intensivo. Poiché solitamente l’autismo viene diagnosticato tra i due e i quattro anni d’età, in genere i risultati delle terapie vengono raggiunti intorno ai cinque anni.

La diagnosi può essere anticipata a un anno di vita, se i genitori riconoscono immediatamente i segni e i sintomi e si rivolgono direttamente a uno specialista nei Disturbi dello Spettro Autistico. Ma, come già detto prima, per i genitori non è semplice rendersi conto che il bambino è affetto da autismo, in particolar modo quando è molto piccolo e, ancora di più, se è il primogenito.

Una delle difficoltà principali è rappresentata dal fatto che il bambino di circa un anno di età non parla ancora e questo non consente di valutare alcuni dei segni più caratteristici e di sottoporre il piccolo a dei test diagnostici specifici.

Inoltre, lo spettro autistico è molto ampio e i suoi sintomi sono decisamente eterogenei in quanto a intensità: questo implica che alcuni sono più blandi e difficoltosi da identificare.

Ma quali sono i segni più caratteristici dell’autismo?

Sicuramente la difficoltà di comunicazione e d’interazione sociale sono i segni più frequenti. Il bambino autistico ha difficoltà di linguaggio: ma come si può identificare tale anomalia quando si tratta di bambini molto piccoli?

Nel primo anno di età è bene fare caso alla lallazione, poiché essa è rara nei bambini autistici. Oltre alla comunicazione verbale, però, i bambini hanno anche difficoltà a comunicare in modo non verbale, attraverso i gesti, lo sguardo e la mimica facciale.

Le difficoltà nell’interazione sociale si manifestano in vari modi, ad esempio con la scarsa attitudine del bambino a sorridere, anche ai suoi genitori. Inoltre, il bambino è restio a farsi prendere in braccio, non risponde quando viene chiamato e non cerca quasi per nulla le attenzioni degli adulti che gli sono intorno, neanche attraverso il contatto visivo, che è generalmente assente o quasi.

Tali difficoltà sussistono ancora a due anni d’età, quando iniziano a rendersi evidenti anche altri segni, come l’attenzione labile e il ridotto numero d’interessi. Verso gli altri, talvolta, i bambini autistici assumono dei comportamenti d’imitazione dei suoni, degli atteggiamenti o delle loro attività.

Tra gli altri segni vi sono l’utilizzare gli oggetti diversamente da quella che è la loro destinazione d’uso e anomalie del movimento, poiché inizia tardi a gattonare e ad alzarsi, assume posture inusuali e muove le mani e le dita in modo goffo e innaturale.

Altri comportamenti si manifestano solo vero i due o tre anni di età, come i gesti ripetitivi, la mancata comprensione di parole al di fuori del loro contesto, il vocabolario limitato e l’utilizzo dell’indice per mostrare interesse verso qualcosa e non per chiedere informazioni a riguardo.

Se è vero che esistono segni caratteristici, come già detto è vero anche che questi segni sono diversi per entità da soggetto a soggetto. Per questo gli interventi terapeutici devono essere altamente specifici per il soggetto, anche in relazione all’età e al contesto ambientale.

Il coinvolgimento dei genitori è fondamentale per garantire la continuità del trattamento, così come il sostegno e la collaborazione del resto della famiglia, degli insegnanti e di tutte le figure che partecipano alla riabilitazione.

Attualmente, con adeguate terapie, a maggior ragione se precoci, si ottengono dei buoni progressi nello sviluppo del quoziente intellettivo, sul piano emotivo e su quello sociale. Grazie agli interventi precoci, infatti, i bambini affetti da autismo aumentano la capacità di linguaggio e iniziano ad assumere comportamenti più sociali, migliorando gli aspetti cognitivi e psicoaffettivi.


In collaborazione con “Un Cuore per l’Autismo O.N.L.U.S.“. 


 

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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