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Perché gli inglesi dicono che il pesto ligure fa male?

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 03 Maggio, 2018

Pesto ligure: perché gli inglesi dicono che fa male?

Una campagna per la salute pubblica ha lanciato un appello al Governo inglese contro il pesto alla genovese: più salato dei panini di McDonald! Ma sarà veramente così? E perché il pesto ligure farebbe così tanto male secondo gli inglesi? Cerchiamo di capirne di più.

Perché il pesto ligure farebbe male

Secondo un recente studio inglese, il pesto alla genovese conterrebbe un apporto di sale maggiore a quello dei famosi hamburger della catena McDonald.

Ma facciamo un po’ di chiarezza. I dati qui riportati si riferiscono al pesto vegetariano di uno specifico brand italiano. Quindi, è scampato all’ira dei consumatori il vero pesto fatto in casa, fresco, con ingredienti naturali e senza conservanti. Secondo lo studio, questo fiore all’occhiello della cucina Made in Italy conterrebbe solo il 30% in meno del sale presente nell’acqua di mare e più del doppio della quantità contenuta in 100 grammi di arachidi.

Inoltre, secondo Consensus Action on Salt & Health (Cash), un gruppo di 25 esperti che analizzano la quantità di sale presenti negli alimenti, il famoso condimento ligure è «dannoso per la salute» a causa dell’elevata quantità di sodio contenuta. Insomma, gli esperti inglesi sembra esserne sicuri: il pesto conservato sarebbe talmente tanto ricco di grassi saturi da dover richiedere un’etichetta di pericolo sulla confezione.

Una maggiore attenzione per i bambini

Lo stesso Cash ha inoltre portato all’evidenza che molti genitori utilizzano il pesto per condire la pasta dei propri figli. Alla luce dei fatti, questa salsa potrebbe causare a lungo termine pressione alta, ictus e attacchi di cuore negli adulti di domani.

La nutrizionista Sarah Alderton ha affermato che «Il pesto è un prodotto utilizzato quotidianamente da adulti e bambini, ma le persone non si rendono conto dell’apporto di sale che introducono». Sembrerebbe, inoltre, che nessuno dei prodotti analizzati possono essere descritto come sani, «quindi bisogna prendere in considerazione l’idea di utilizzare il pesto in piccole porzioni e con meno frequenza, oppure di scegliere delle salse con un contenuto inferiore di sale».

La risposta italiana

Grazie a questa ricerca, Graham MacGregor, presidente del Cash e professore di medicina cardiovascolare alla Queen Mary University di Londra, ha dichiarato: «Questo studio potrà salvare migliaia di persone dal rischio di ictus e infarto, se solo la popolazione riducesse l’apporto di sale nella dieta. Senza considerare che si potranno ridurre i costi della sanità pubblica».

Per contro, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, si è schierato contro il Guardian che ha riportato l’articolo, indignato per le continue bufale sul made in Italy agroalimentare.

La risposta del Ministro si inserisce in un contesto già polemico con la nota testata che non molto tempo fa aveva demonizzato il prosecco italiano, perchè danneggierebbe i denti a causa dell’elevata acidità tipica di questo vino made in Italy tanto amato nel mondo. Ancora una volta, tuttavia, il problema non sarebbe strettamente connesso al prodotto italiano, ma al consumo eccessivo fatto dai britannici.

Il vero pesto alla genovese

Come è stato già accennato, la polemica riguarda il pesto industriale e non quello fatto in casa che – come si sa! – resta sempre il migliore. In alternativa, se non si ha la disponibilità del basilico fresco, dalle note proprietà digestive e disinfettanti, è sempre meglio acquistare il pesto biologico oppure artigianale Dop. La differenza, infatti, è fatta sostanzialmente dagli ingredienti del pesto.

La ricetta originale prevede:

  • basilico,
  • sale marino,
  • aglio,
  • formaggio grattugiato,
  • pinoli,
  • olio extra vergine di oliva.

Per seguire una dieta equilibrata, è necessario diffidare sempre dei prodotti che propongono un pesto surrogato, con anacardi e noci al posto dei pinoli, con olio d’oliva diverso da quello extra vergine e con conservanti, addensanti, aromi artificiali, acido lattico e acido ascorbico.

Inoltre, il pesto di basilico Dop deve essere consumato entro tre giorni dall’apertura del barattolo, con l’accortezza di conservarlo in frigo e di aggiungere sempre un filo di olio nel contenitore prima di richiuderlo, per non farlo ossidare.

Il pesto piace a tutti, ecco perché

Oltre all’eccezionale sapore e all’inconfondibile profumo italiano, il pesto piace a tutti grazie anche alle sue numerose proprietà. L’aglio e l’olio extravergine di oliva prevengono dall’insorgenza di patologie cardiocircolatorie e favoriscono la salute dell’intestino.

Inoltre, l’aglio è un noto antibiotico naturale, antidepressivo e un alleato per le difese immunitarie. I pinoli sono ricchissimi di acido linoleico, vitamina E e antiossidanti mentre sul basilico si potrebbero scrivere enciclopedie. È una delle piante non solo più profumate, ma anche più utilizzate in antichità per i disturbi dell’apparato gastrointestinale e per alleviare dolori di ogni genere, compresi quelli mestruali.

Un profumo meraviglioso, un sapore eccezionale, per una ricetta storica – vero vanto della cucina italiana. Non a caso, il pesto alla genovese non si cura delle polemiche oltremanica, e continuerà a deliziare i palati di tutto il mondo.

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Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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