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Il caffè crea aritmia cardiaca: vero o falso?

Alessandra Guiotto | Psicologa clinica e ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 28 Aprile, 2021

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Ristretto, in tazza grande, doppio, macchiato o lungo? Scegliete voi, sono tutti ottimi modi per bere – e per gustare – una delle bevande più consumate al mondo: il caffè.

Habitué nella quotidianità della maggioranza delle persone, il caffè si è imbattuto in molte controversie, tanto da arrivare ad una domanda senza esclusione di colpi: il caffè fa male oppure no? O meglio ancora, il caffè causa problemi cardiovascolari quali aritmie cardiache oppure no?

Aritmie: di cosa si tratta

Visto che ogni giorno nel mondo vengono consumate oltre 400 milioni di tazzine di caffè, sicuramente è una domanda che molti si sono posti, soprattutto coloro che si sono visti piombare addosso il divieto di bere caffè, in seguito a problemi cardio-ischemici come ictus, infarto del miocardio o bypass.

Per quanto riguarda le aritmie, invece? Facciamo un passo indietro. Le aritmie sono una variazione della frequenza del battito cardiaco. Quando il cuore batte più velocemente, più lentamente o irregolarmente, significa che si soffre di aritmie: in questi casi, i pericoli non sono mai da sottovalutare.

L’aritmia più comune è la fibrillazione atriale (AFib), che provoca un battito più veloce e irregolare. Se non curata, si può incorrere in un infarto. Comunque, non allarmatevi. Non tutte le aritmie sono pericolose. Ma può il caffè aumentare il rischio di aritmie? Vediamo di risolvere una volta per tutte questo dubbio amletico.

C’è chi dice sì: il caffè può causare aritmie

Nonostante nel corso degli anni i ricercatori abbiano sostenuto che il caffè provocasse aritmie, recentemente questa posizione è stata ridimensionata. Il caffè è una sostanza stimolante del sistema nervoso, ma l’effetto di questa sostanza dipende dalla sensibilità della persona per la caffeina. La dr.ssa Nieca Goldberg sostiene che coloro che sono sensibili alla caffeina possono incorrere in palpitazioni in seguito all’assunzione ma, aggiunge, che il caffè non fa così male come la sua reputazione lo precede!

Recenti studi suggeriscono che il caffè non aumenti il rischio di attacco cardiaco e, anzi, lo prevenga. Infatti, se viene assunto con moderazione, il caffè non comporta un’aumentata probabilità di problemi cardiovascolari. È vero, ma solo se si evitano due fattori di rischio molto importanti:

  • Fumo
  • Mancanza di esercizio fisico

Sembrerebbe che questa mancanza di discriminazione dei fattori di rischio per le aritmie sia la ragione che ha portato negli anni a pensare che il caffè fosse la vera causa.

C’è chi dice no: il caffè non causa aritmie

Dei ricercatori in Australia affermano che nemmeno alte dosi di caffè aumenterebbero le probabilità di aritmie cardiache. Nell’articolo pubblicato in review nel JACC Journal of the American College of Cardiology, infatti, si afferma che nonostante l’opinione pubblica suggerisca il contrario, non c’è associazione tra caffè e aritmie cardiache.

In conferma di ciò, un altro studio pubblicato su JAMA International Medicine ribadisce che anche chi soffre di insufficienza cardiaca – o è a rischio di aritmie – potrebbe consumare elevate dosi di caffeina senza ottenere effetti avversi.

In un altro studio condotto in Brasile dal dr. Luis Rohde e colleghi della Federal University of Rio GranDo Sul, sono stati analizzati 51 pazienti con insufficienza cardiaca. Questo campione è stato diviso in due: a 25 partecipanti è stata dato ogni ora per cinque somministrazioni consecutive del caffè decaffeinato con caffeina in polvere, mentre ai rimanenti 26 partecipanti è stato dato caffè decaffeinato con polvere placebo.

Successivamente ai soggetti è stato chiesto di fare una prova da sforzo. Da questo esperimento non è emersa nessuna correlazione tra l’assunzione di caffeina e episodi di aritmie. Da notare che i partecipanti assumevano abitualmente caffè. Quindi, sicuramente, non avevano una sensibilità alla sostanza. Quello che è importante è che nei soggetti che avevano assunto caffè non sono state riscontrate anomalie nel battito cardiaco sia durante la prova di sforzo sia successivamente.

Inoltre, in una meta analisi che include 500,000 persone non sono state trovate correlazioni tra assunzione di caffè e ictus o infarto. Anzi, in individui che assumono dalle 1 alle 3 tazze di caffè al giorno, il rischio di ictus si riduce di molto.

Caffè: quali effetti?

Ma quali sono gli effetti del caffè sul nostro organismo? Eccoli spiegati brevemente:

  • Caffè e colesterolo – Nonostante dipenda dal modo in cui viene preparato, il caffè contiene i diterpeni che aumentano i livelli di colesterolo nel sangue. Questa sostanza è aumentata nella preparazione del caffè bollito (caffè turco) ma è molto ridotta nel caffè filtrato o per infusione (quello che più comunemente si assume). Per questa ragione, non è stata dimostrata una pericolosa correlazione tra aumento di colesterolo e caffè.
  • Caffe e insulina – Il caffè contiene l’acido clorogenico, un antiossidante. Questa sostanza migliora il metabolismo del glucosio e la sensibilità all’insulina, e migliora il trasporto insulino-indipendente del glucosio nei muscoli scheletrici, riducendo la comparsa di diabete mellito di tipo II. Un fatto molto curioso è che questa riduzione del rischio sia stata notata anche nelle persone che assumono caffè decaffeinato. Quindi, nessuna paura, a prescindere da che tipo di caffè tu beva, abbassi comunque le probabilità di avere il diabete.
  • Caffe e pressione alta – Il consumo di caffè è stato associato al restringimento delle arterie e al conseguente aumento della pressione arteriosa. Questa associazione è stata osservata, però, in persone che non assumevano regolarmente caffeina  – e non nei consumatori abituali! Come tutte le sostanze che agiscono sul sistema nervoso, dopo un po’ che si assume caffeina si arriva ad una soglia di tolleranza metabolica che comporta la diminuzione degli effetti della sostanza e il conseguente bisogno di aumentare le dosi per ricevere gli effetti positivi. Nonostante tutto, non sono state trovate correlazioni tra assunzione di caffè e ipertensione.
  • Caffè… e altri benefici! – Oltretutto, un numero crescente di dati oggi dimostra come i benefici del caffè siano anche quelli di prevenire malattie neurodegenerative come la Demenza di Alzheimer e il Morbo di Parkinson, e un migliore controllo dell’asma.

Quindi cosa possiamo dire e pensare del caffè? Beh, in maniera unanime la ricerca ci tranquillizza abbastanza sulla non pericolosità del caffè. Essendo una sostanza stimolante ed eccitante sicuramente bisogna prestarne attenzione. Nonostante le dosi “letali” di caffe siano pari a 100mg/Kg di peso corporeo quindi all’incirca 80/100 tazzine di caffè al giorno, il caffeinismo, invece, è una condizione che può colpire coloro che assumono più di 5 tazze di caffè al giorno.

Il caffeinismo è caratterizzato da spiacevoli effetti collaterali fisici e mentali quali nervosismo, irritabilità, agitazione, insonnia, mal di testa e palpitazioni cardiache. Quindi, cosa fare? Come tutte le cose, bisogna sempre ascoltare il proprio corpo e i segnali che ci manda. Alla fine, non c’è mai una risposta concreta se non quella suggerita dal nostro corpo. Insomma, anche in questo caso, la verità sta nel mezzo.

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Alessandra Guiotto | Psicologa clinica e ricercatrice
Scritto da Alessandra Guiotto | Psicologa clinica e ricercatrice

Credo fortemente che la salute, sia fisica che mentale, sia il bene più importante di tutti ed è questo che mi ha portato a diventare una psicologa clinica e una ricercatrice. Molte volte le soluzioni sono a un passo da noi, basta solo sapere dove poterle trovare o leggere.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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