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Francesco: il primo ragazzo autistico a laurearsi alla Luiss

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 11 Aprile, 2016

Ha 26 anni il primo ragazzo affetto da autismo che è riuscito a laurearsi con il massimo dei voti nella facoltà di Scienze Politiche. Nel suo percorso formativo è stato seguito da un tutor esperto in disturbi dello spettro autistico. Il direttore dell’Ateneo si dichiara soddisfatto, affermando che valorizzando le diversità si aprono più possibilità per tutti.

Chi è il ragazzo laureato

Francesco Maria De Ponte, ventiseienne romano, ha festeggiato con tutti i parenti e i suoi amici più cari il raggiungimento del suo recente successo. Tra gli invitati, tutti i compagni delle scuole elementari, che lo hanno sempre trattato come uno di loro, non escludendolo dai giochi o dalle altre attività di interazione sociale.

Nel suo più immediato futuro, Francesco vorrebbe lavorare nel settore della pubblica amministrazione, avendo scelto l’indirizzo che riguarda proprio le istituzioni politiche e amministrative. Felicissimo di aver ottenuto il titolo di studio con il massimo dei voti, afferma di non aver avuto mai paura, ma che non vedeva l’ora di finire il suo percorso formativo.

Giovanni Lo Storto, direttore generale dell’Ateneo, è orgoglioso e dichiara che: “Chi dimostra di avere un obiettivo da raggiungere, e ce la mette tutta, non verrà fermato da nessun ostacolo che troverà sul suo cammino”.

Un tutor apposta per Francesco

Francesco, per laurearsi e raggiungere al meglio l’obiettivo, è stato affiancato da un tutor, Michele Gradoli, che ha il compito di spronare ogni studente iscritto all’Università romana, cercando di far tirar fuori il meglio di ognuno di loro, in base ai propri talenti personali, che, tante volte, possono rimanere nascosti perché non ci si rende conto nemmeno di averli.

Francesco ha discusso una tesi intitolata: “Il ruolo del giudice nei sistemi di common law e civil law, convergenze e contaminazioni contemporanee”, un argomento importante e molto complesso. Fieri di lui sono anche i genitori, entrambi medici, che, accettando da subito la sua condizione di bambino “speciale”, lo hanno sempre incoraggiato a seguire i suoi sogni e a mettere a frutto le sue capacità.

La mamma Rosa racconta che, intorno ai due anni e mezzo, il bambino dimostrava alcune difficoltà di linguaggio e di espressione. Hanno affrontato di petto la situazione, ammettendo serenamente che il figlio potesse avere qualche cosa di anomalo rispetto ai bambini della sua stessa età. “E’ stato molto importante agire subito, ogni momento è prezioso nei bambini affetti da autismo, prima si agisce, prima si raggiungono gli obiettivi primari”, ha affermato la mamma.

Dagli esami effettuati su Francesco, si è giunti alla conclusione che il ragazzo soffre di un autismo ad alto funzionamento, ovvero ha delle capacità cognitive elevate rispetto alla media.

Il percorso formativo di Francesco

Da subito Francesco ha dimostrato di eccellere negli studi, rivelandosi il primo della classe già quando frequentava la prima elementare alla scuola pubblica Montagnola di Messina, per poi continuare a Piazza Mazzini a Roma. Quando ha deciso di iscriversi all’Università, la scelta è caduta da subito sulla Luiss, in quanto è una delle poche facoltà che offre supporto agli studenti che necessitano di un tutor e di un sostegno.

Bravissimo negli studi, restio nei rapporti umani. Tipica dei ragazzi autistici è infatti la rigidità che dimostrano verso le novità e quindi anche verso le persone che ancora non conoscono. La mamma dice: “Quando nella sua vita subentra una novità a cui non è preparato, gli scatta l’ansia che lo sconvolge, perché la sua quotidianità subisce un imprevisto che lui non sa affrontare sul momento. Non ci sono sfumature nella sua vita: o è bianco o è nero. Se c’è un fuori programma, si trova disorientato. È la ripetitività delle azioni che gli infonde sicurezza e tranquillità, proprio come quando era bambino”.

Sostegno da subito

Gabriel Levi è stato il primo specialista a seguirlo nell’istituto di neuropsichiatria infantile della Sapienza, poi è subentrato Paolo Curatolo, a Tor Vergata. È grazie a queste persone che Francesco è riuscito ad uscire dall’isolamento nel quale si era rifugiato, trovando delle barriere nell’interazione con gli altri coetanei.

Il lavoro degli insegnanti di sostegno è fondamentale in questo percorso formativo, devono avere le capacità adatte per capire il bambino e cercare di estrapolare da lui la parte migliore.

Ecco alcuni suggerimenti per gli insegnanti che seguono i bambini affetti da disturbo autistico, per aumentare il successo di un ragazzo nella scuola:

  • L’insegnamento non deve sembrare un compito da finire, ma una tappa da raggiungere per andare avanti: tanti bambini si ritrovano a completare un compito senza capire che quell’esercizio è utile ai fini di un’altra cosa che magari dovranno affrontare in futuro. Bisogna cercare di premiare i bambini per il maggiore impegno e non solo perché hanno completato un’unica attività. Lo scopo è quello di dar valore all’impegno che mettono nel lavoro e non al mero completamento dello stesso.
  • Anche se le immagini alle volte si rivelano molto utili, non basarsi solo su quelle: molti sono i casi in cui i bambini imparano osservando i loro coetanei, ascoltandoli e imitandoli. Il confronto con gli altri è un utile metodo di apprendimento.
  • Mostrare al bambino cosa fare e aiutarlo: non si è rivelato molto utile il semplice insegnare a voce, impartendo un esercizio da svolgere; tante volte l’esempio pratico è il metodo più facile e diretto per fargli capire come va svolta una determinata attività.
  • Non ignorare la non-risposta: se un bambino autistico non risponde alle domande che l’insegnante gli pone, bisogna chiedersi se le domande che gli vengono rivolte sono state capite, aiutarlo nella risposta iniziandola, per esempio. È importante che il bambino capisca che ignorare l’insegnante non è una cosa accettabile, bisogna cercare di fargli capire che risposta ci si aspetta da lui quando gli viene fatta una domanda. Alla fine, le domande poste nel modo più semplice sono quelle che ottengono più possibilità di risposta.
  • Parola d’ordine: ripetitività. Il bambino autistico necessita che gli vengano ripetute più e più volte le stesse cose, questo perché la routine infonde in lui un senso di tranquillità. Riesaminando il lavoro fatto, gli si dà modo di ripetere quello che ha imparato fino a quel momento, in modo che gli rimanga più impresso; diradando man mano questo compito per permettergli di imparare qualcosa di nuovo.

Tutte queste attività vengono svolte solitamente tramite affiancamento privato, ovvero un insegnante segue un solo bambino.

Ora che si è laureato la mamma è un po’ preoccupata, i cambiamenti di abitudini, come accennato, lo spaventano e lo rendono ansioso.

Siamo certi che Francesco riuscirà ad affrontare anche questo nuovo cambio di vita, le sue capacità hanno dimostrato che quando vuole qualcosa, la raggiunge a ogni costo.

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Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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