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Evviva il sole: soprattutto per chi soffre di sclerosi multipla

Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 28 Aprile, 2021

sclerosi multipla, sole e vitamina D

La bella stagione sta arrivando e le giornate sono sempre più soleggiate. L’estate, insomma, gioverà a tutti a noi. Sapete, però, che il sole potrebbe aiutare chi soffre di sclerosi multipla?

Diversi studi suggeriscono, infatti, che la produzione di vitamina D potrebbe supportare questi pazienti, così come – soprattutto – l’esposizione ai raggi UVB.

Vediamo insieme di cosa si tratta, in questa Settimana Nazionale della Sclerosi Multipla promossa da AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

Vitamina D e sclerosi multipla: le prime evidenze scientifiche

Partiamo dall’inizio. Una prima ricerca in questo campo è stata condotta proprio ad Harvard. Il team della dr.ssa Helen Tremlett, professoressa di Neuroepidemiologia presso il Djavad Mowafaghian Centre for Brain Health, ha mappato l’esposizione solare degli individui affetti da sclerosi multipla nel corso della loro vita.

L’analisi è partita dalla geocodificazione di 3226 pazienti con sclerosi multipla, tra quelli presenti all’interno del Nurses’ Health Study di Boston. Il motivo? Il Nurses’ Health Study rappresenta “una risorsa enorme per indagare questo tipo di correlazioni: sono infatti state seguite donne, infermiere statunitensi, che nel tempo hanno sviluppato la SM” – hanno dichiarato i ricercatori.

Questi dati sono poi stati incrociati con le informazioni relative alle radiazioni UVB fornite dalla NASA. La loro analisi ha evidenziando che:

  • Le donne che hanno vissuto in aree con alti livelli di UVB manifestavano un minore rischio di sclerosi multipla, pari al 45%.
  • Un rischio inferiore è stato anche associato alla maggiore esposizione al sole estivo nelle stesse aree con alti livelli di UVB.

Come sottolineato dalla stessa dr.ssa Tremlett, bisogna ricordare che con il termine “esposizione solare” possiamo intendere semplicemente lo stare all’aria aperta, alla luce del sole, senza necessariamente sottoporsi a lunghe sessiosi sul bagnoasciuga. Questo perché, il nostro corpo, se esposto alla luce solare, produce vitamina D. La conclusione del team, però, non si potrebbe spiegare limitandosi allo studio e all’analisi dei livelli di vitamina D.

Il meccanismo alla base rimane poco chiaro, ma l’ipotesi è che il sole, colpendo la retina nella parte posteriore dell’occhio, potrebbe influenzare il ciclo di sonno-veglia e la risposta immunitaria.

Esposizione solare, attività fisica e SM: un altro studio, una nuova conferma

Un’ulteriore ricerca, nota come Sunshine Study, si è invece focalizzata sulla relazione tra esposizione solare, durante tutto il corso della vita, e sclerosi multipla. In questo studio, si è notato che maggiori livelli di vitamina D sembrano essere associati ad un rischio minore di SM nei caucasici, ma non nei soggetti con origine africana o ispanica. In ogni caso, l’”esposizione a vita” sembra ridurre il rischio di sclerosi multipla indipendentemente dall’origine geografica.

Una curiosità è che i livelli di vitamina D sono facili da misurare in modo indiretto nei caucasici, a differenza degli individui con discendenza ispanica o africana: per quest’ultimi, infatti, i livelli di vitamina D non aumentano di molto, nonostante vi sia la stessa quantità di esposizione alla luce solare.

La dr.ssa Annette Langer-Gould, membro dell’American Academy of Neurology e autrice dello studio, ha dichiarato che “le persone che trascorrono più tempo all’aria aperta, sono solitamente impegnate in qualche forma di esercizio, come camminare, fare escursioni, andare in bicicletta, fare jogging o giardinaggio. È proprio la combinazione con l’attività fisica all’aperto a proteggere davvero le persone dallo sviluppo della sclerosi multipla”. A tal proposito, “la raccomandazione è quella di immagazzinare luce da fonti naturali, non dimenticandosi di utilizzare una crema solare, in modo da scongiurare un eventuale cancro della pelle. Tempistiche? Almeno 30 minuti al giorno”.

Il motivo avrebbe a che fare con il sistema immunitario, in particolare con alcune cellule regolatorie. Il Dr. Nick LaRocca, membro della National Multiple Sclerosis Society, sottolinea che “è cresciuto l’interesse per il ruolo che le radiazioni UV potrebbero avere nello sviluppo di sclerosi multipla, indipendentemente dalla vitamina D

Un nuovo progetto per chiarirsi le idee

Lo scorso anno, in Australia, sono state utilizzate per la prima volta e con successo le radiazioni UV su pazienti affetti da sclerosi multipla e con particolari caratteristiche (un singolo episodio e nessun altra avvisaglia).

In seguito alla risposta positiva, il dr. Prue Hart, responsabile del progetto, ha creato un trial per effettuare ulteriori studi sull’effetto delle radiazioni UV in pazienti affetti da sclerosi multipla e con sindrome clinicamente isolata. La tecnica è nota come fototerapia.

La ricerca è ancora in fase di avvio, ma il dr. Nick LaRocca sottolinea che “è ora di scoprire se il ruolo della luce solare è più macchinoso di quanto inizialmente ipotizzato. In riferimento alla SM, evidenziare una relazione e studiarla può rivelarsi complesso”.

Per ulteriori risultati non resta quindi che aspettare. In qualsiasi caso, non temere a esporti al sole o a praticare attività all’aria aperta durante la bella stagione. Ricordati soltanto di preservare sempre la tua pelle con una protezione solare!

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Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice
Scritto da Elena Marchesi | Biologa e ricercatrice

Diplomata al Liceo Scientifico PNI in Matematica, ho iniziato i miei studi presso la facoltà di Biotecnologie dell’Università degli Studi di Milano, successivamente ho prediletto la facoltà di Science Communication & Bionics presso una Università Internazionale con sede in Germania. Attualmente sto assistendo in un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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