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Devi starnutire? Vietato mettere le mani davanti alla bocca

Alessia Di Nardo | Blogger

Ultimo aggiornamento – 04 Marzo, 2020

Come starnutire: vietato mettere le mani davanti alla bocca

Sin da piccoli ci hanno insegnato che è buona educazione coprirci la bocca con le mani quando starnutiamo: questa, infatti, è considerata una buona abitudine, che impedisce la diffusione di germi e batteri. Probabilmente, però, non ci hanno mai detto che, in assenza di fazzoletti, non si debba starnutire tra le mani. Meglio mirare al gomito!

Ai tempi del Coronavirus, questo consiglio diventa estremamente attuale: persino il Ministero della Salute è intervenuto per fornire linee guida in questo senso. 

Insomma, la direttiva è di starnutire e tossire preferibilmente tra braccio e avambraccio, all'altezza del gomito, e non sulle mani come si farebbe normalmente. Il motivo? Facile da intuire. Questa parte del corpo è quella che entra meno in contatto con gli altri. Con questo (banale) accorgimento, potremmo ridurre la potenziale diffusione del virus sia per contatto diretto (per esempio stringendo le mani) sia in modo indiretto, lasciando tracce del virus su maniglie e altri oggetti condivisi.

Semplici consigli? No, ci sono anche studi che dimostrato l'efficacia di queste piccoli - ma importanti - misure preventive.

Dovete starnutire? Cercate di coprirvi la bocca con il gomito

La Tosse di Dracula: così viene chiamata questa pratica, per insegnare ai bambini a starnutire imitando il gesto del noto conte che si copre con il mantello. Si tratta di una pratica igienica perché, come conferma il dr. Vincent Hill, capo del Dipartimento di prevenzione delle malattie del Center for Disease Control and Prevention, starnutire tra le mani comporta la trasmissione di germi e batteri a tutti gli oggetti con cui si entra in contatto.

Vi sembra assurdo? Pensate che l’American Academy of Pediatrics e l’American Public Health Association suggeriscono di starnutire e tossire sul braccio e non tra le mani. Questo consiglio viene persino pubblicizzato all’interno degli spazi pubblici della metropolitana di New York! Ora, anche l'Italia sembra allinearsi. Si tratta di una regola di bon ton che dovrebbe essere insegnata ai bambini a scuola, con la speranza che siano loro a insegnare la nuova norma ai genitori, in modo che possa diventare un’abitudine comune a tutti.

Una nuova abitudine? Speriamo

A tal proposito, il dr. Hill giustifica gli adulti che non conoscono tale pratica, in quanto si è diffusa negli ultimi 10-15 anni, a differenza di quanto insegnato per decenni nelle scuole di tutto il mondo.

A partire dal 2000, infatti, si è iniziato a parlare di “etichetta della tosse”, ma questa abitudine ha iniziato a diffondersi soltanto nel 2003, quando era molto accentuata la paura relativa al contagio della SARS. 

È divenuta poi una pratica abituale dal 2009, quando si temeva l’influenza suina. Fu proprio in quell'anno che in America divenne virale il video in cui Kathleen Sebelius, Segretaria del Dipartimento di Salute e dei Servizi umani, mortificò in diretta Chuck Todd, giornalista della NBC, per il suo starnuto durante una conferenza stampa alla Casa Bianca.

Ora, con l'arrivo del nuovo Coronavirus, l'argomento è ritornato alla ribalta.

Cambiamo il nostro modo di starnutire!

Gli esperti continuano a insistere sulla diffusione di questa pratica, con la speranza che diventi abituale e sempre unita a un costante lavaggio delle mani, che rappresenta la pratica igienica migliore in assoluto.

Certo, starnutire nel braccio non elimina i rischi di contagio perché non impedisce che le goccioline si disperdano nell’aria. Studi recenti hanno dimostrato che questo rappresenta, di sicuro, il modo più igienico di starnutire o tossire. Perciò, cosa aspettiamo? Smettiamola di starnutire tra le mani e mai trattenere lo starnuto!

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Scritto da Alessia Di Nardo | Blogger

La scrittura è la mia più grande passione. Lavorare come web editor per Pazienti.it è un’opportunità per unire questa passione all'utilità di comunicare ai lettori messaggi di salute.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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