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“Cefalea da suicidio”: ecco cosa prova chi ne soffre

Mauro Agatone | Blogger

Ultimo aggiornamento – 21 Dicembre, 2017

cefalea da suicidio (a grappolo): scopriamo insieme cosa è

È definito il mal di testa più terribile di tutti, quello più forte e che più danno arreca a chi ne soffre: è la cefalea a grappolo (o cluster), talmente dolorosa da essere spesso soprannominata cefalea da suicidio. Colpisce una fascia abbastanza residuale della popolazione italiana (percentuali che oscillano tra lo 0,1% e lo 0,3%) e ha negli uomini gli obiettivi più comuni, con un’incidenza nella fascia tra i 20 e i 50 anni e un’età media del paziente di 25 anni.

Cos’è la cefalea a grappolo?

Considerata dal dottor Peter Goadsby – uno dei più grandi ricercatori in materia – quale “il più grave dolore che gli umani possono provare”, si tratta di un mal di testa neurovascolare tra i più intensi. Tende a colpire fortissimamente un solo lato, dentro e intorno a un occhio, concentrando il proprio raggio d’azione in un periodo circoscritto nel quale si ripete costantemente (da qui la definizione di mal di testa a grappolo).

In parole povere, si tratta di più emicranie che si presentano in maniera periodica, lasciando al paziente solo pochi lassi di tempo liberi dal dolore. Avendo dei sintomi particolarmente precisi è, quindi, facilmente individuabile da un medico. In tal senso, va specificato che la cefalea a grappolo si presenta, solitamente, in forma episodica o cronica.

La forma episodica è relativamente meno pesante in quanto colpisce raramente, in periodi che possono arrivare massimo a un paio di volte l’anno. Più pesante, invece, il caso in cui si possano presentare attacchi anche per un anno intero, senza mai alcuna regressione: in questa circostanza, ci troviamo davanti a una forma cronica di cefalea a grappolo.

Nei casi più gravi, viene descritta come la sensazione di una pugnalata all’interno dell’occhio; un dolore lancinante che si propaga per tutto il viso e che, spesso, porta notevoli disturbi nella qualità di vita del paziente. Inoltre, può manifestarsi sovente durante la notte, rendendo problematico il sonno e portando a ulteriori complicazioni legate all’alterazione della qualità di riposo del paziente.

Quali sono i sintomi della cefalea a grappolo e come si differenzia dagli altri tipi di mal di testa?

Durante un attacco di cefalea a grappolo si verificano, solitamente, circostanze comuni:

  • un relativo abbassamento della palpebra, accompagnato da lacrimazione e arrossamenti;
  • naso tappato;
  • sudorazione (talvolta) in ambedue i lati del volto.

Normalmente, il dolore è localizzato in una sola parte del viso, con la dolorosa possibilità che l’eco si propaghi fino alla tempia, al naso, alla mascella e al collo e addirittura alla zona del cuoio capelluto. In casi più estremi, può scendere e irradiarsi sino alla spalla.

Queste sensazioni diffuse di grave malessere tendono, inoltre, a innervosire il paziente che, sovente, mantiene uno stato di agitazione che ne aumenta le difficoltà nel trovare una posizione comoda che possa attenuare il dolore.

Oltre al classico senso di male alla testa e ai già citati casi precedenti, possiamo inoltre riscontrare altri sintomi, quali:

  • Congestione congiuntivale
  • Blefaroptosi e contrazione della pupilla
  • Irritazione della congiuntiva
  • Aumento del flusso sanguigno alla testa
  • Palpebre gonfie
  • Sensibilità alla luce e ai suoni
  • Arrossamento del volto
  • Nausea
  • Debolezza

A livello scientifico, è stato riscontrato che gli attacchi di cefalea a grappolo sono influenzati da una cambio dell’attività dell’ipotalamo, fattore che costituisce la vera origine di questa fastidiosa emicrania. Secondo altri studiosi sussiste in essa, inoltre, una particolare importanza delle vie nervose legate alle ghiandole lacrimali: ciò spiegherebbe il manifestarsi di sintomi legati alla congestione nasale.

Differentemente dai più comuni mal di testa, quello a grappolo è particolarmente cadenzato nel suo andamento: viene spesso segnalato per la sua puntualità in quanto, nell’arco di una giornata, tende a ripresentarsi sempre nelle medesime fasce orarie. In tal senso, va aggiunto che si segnalano maggiori casi nei periodi della primavera e dell’autunno.

I maggiori tratti distintivi rispetto agli altri tipi di emicranie stanno nelle frequenti mancanze di nausea e vomito, nonché negli obiettivi più colpiti: in questo caso gli uomini, in un rapporto direttamente proporzionale a quello dell’incidenza dell’emicrania nei confronti delle donne.

Quali sono i fattori di rischio?

Essendo soprannominato il mal di testa peggiore del mondo, è chiaro che va fatto tutto il possibile per prevenire questo fastidiosissimo dolore. Esistono infatti alcune situazioni che facilitano il presentarsi della malattia che, evidentemente, sarebbe conveniente evitare.

Tra questi troviamo:

  • Assunzione di alcol: favorisce l’insorgenza del mal di testa.
  • Fumo: l’80% dei soggetti maschi colpiti sono fumatori.
  • Stress ed emozioni intense: vanno visti in questo senso i casi relativi a jet-lag con conseguenti alterazioni del ciclo del sonno.
  • Istamina: è un enzima la cui assunzione anche in dosi ridotte può portare a cefalee.
  • Nitroglicerina: l’effetto vasodilatatore può essere una causa di cefalea a grappolo.

La durata di un attacco è solitamente tra i 20 e i 60 minuti, il che rende spesso inefficace i classici antidolorifici, ché potrebbero cominciare a fare effetto solo una volta trascorsa una crisi.

Cosa fare in questi casi? Il consiglio è di rivolgersi a uno specialista, per capire insieme quali sono le cause del disturbo e trovare la soluzione migliore.

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Mauro Agatone | Blogger
Scritto da Mauro Agatone | Blogger

Musicista a tempo perso, blogger ed expat con il cuore rimasto a Roma. Adoro le cose che sanno migliorarmi: i viaggi, i libri, il teatro, il cinema.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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