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Autismo: come promuovere gli apprendimenti scolastici nei ragazzi

Redazione

Ultimo aggiornamento – 29 Marzo, 2021

Autismo in età scolare: i programmi educativi

La scuola è l’ambiente di integrazione per eccellenza in cui l’obiettivo di trasformare l’informazione in apprendimento diventa l’elemento centrale sul quale indirizzare le attività quotidiane.

In tale contesto, la collaborazione tra alunni e insegnanti funge da ponte per la didattica. Tuttavia, quando si parla di disturbo dello spettro autistico (ASD) sembrano crollare anche le più piccole certezze pedagogiche e bisogna ripartire da zero, rielaborare percorsi e strategie al fine di attuare metodi di apprendimento equipollenti, che non finiscano per emarginare chi presenta una difficoltà.

La collaborazione tra ambiente scolastico, professionisti di varia natura e famiglia risulta essere il metodo più corretto per intraprendere una strada di apprendimento che insegni anche l’interazione sociale.

Che cos’è l’autismo?

L’autismo è una sindrome comportamentale che rientra nell’ambito di un gruppo di malattie complesse, legate a sviluppo cognitivo e difficoltà di interazione sociale, note come Disturbi dello spettro autistico (ASD). I segni più evidenti di autismo tendono a emergere tra il secondo e il terzo anno di età.

Generalmente, i disturbi sono caratterizzati, in varia misura, da:

  • Difficoltà di interazione sociale
  • Tendenza all’isolamento del soggetto in un gruppo
  • Difficoltà nella comunicazione verbale e non verbale
  • Iper, o ipo, reattività agli stimoli sociali
  • Avversione verso tutto ciò che sconvolge la routine
  • Anomalie del linguaggio
  • Gioco ripetitivo
  • Memoria meccanica
  • Reazioni emotive eccessive
  • Impaccio motorio
  • Possibile ritardo mentale e disturbi del sonno

Nonostante sia un disordine permanente, attraverso stimoli diversi e un intervento educativo adeguato, è possibile modificare il grado di interazione.

Educare secondo le risorse personali del bambino

L’idoneità dei programmi didattici, che coinvolgono bambini con autismo, scaturisce dalla capacità di estrapolare ciò che il bambino ha dentro, rispondendo alle sue necessità. Valutare punti deboli e punti di forza degli allievi autistici, osservare cosa può offrire ogni alunno autistico e agganciarsi a tali risorse per iniziare un approccio adeguato e personalizzato.

In pratica, attraverso interventi psico-educativi, l’insegnante deve partire dalle proprie competenze pedagogiche, modellando i propri metodi in base all’alunno con cui interagisce.

Caratteristiche degli interventi psico-educativi:

  • Sviluppo di caratteristiche cognitive, interpersonali, comunicative ed emotive, del soggetto con Disturbo dello Spettro Autistico. Ciò significa dover privilegiare modalità visive rispetto a modalità verbali di trasmissione delle informazioni.
  • Distinguere con cura le caratteristiche del soggetto, la sua età, gli obiettivi e il contesto di vita e di relazione.
  • Strutturare percorsi con obiettivi e attività ben definiti.

L’educazione in età prescolare

La diagnosi di ASD, di solito, viene effettuata in età prescolare e ciò ha un effetto doloroso e disorientante per la famiglia. La compromissione dell’interazione sociale e della comunicazione del bambino è motivo di frustrazione anche nel considerare l’approccio e le prospettive future della vita familiare.

L’intervento deve essere precoce e intensivo. Il bambino deve essere sottoposto a nuove esperienze e stimoli relazionali adeguati ma mai eccessivi. Bilanciare l’intensità degli interventi non è semplice, ma può avvenire gradualmente attraverso la semplice modulazione, non invasiva, degli stati emotivi.

Nel periodo prescolare il progetto educativo deve essere prevalentemente centrato sulle abilità del bambino.

L’educazione in età scolare

La scuola, oltre a sostenere la lettura, la scrittura e il calcolo, deve consentire di migliorare l’interazione sociale, l’arricchimento della comunicazione e la varietà degli interessi e delle attività.

Quando un bambino con ASD inizia la scuola, passa da un ambiente flessibile, come la scuola dell’infanzia, a uno più strutturato e organizzato e, questo, destabilizza gli schemi a cui si è ancorato. Inoltre, proprio verso i 6 anni, si rendono più evidenti per ciascun bambino le caratteristiche proprie che diversificano le sue strategie di adattamento.

Nel periodo scolare, il progetto educativo deve favorire l’adattamento del soggetto all’ambiente in cui vive.

L’educazione in età adolescenziale

Durante l’adolescenza, il soggetto con ASD inizia a rendersi conto delle differenza che intercorrono tra lui e i coetanei (mancanza di amici, di interessi condivisibili, di progetti per il futuro). Questo aspetto può far emergere disturbi dell’umore, che necessitano spesso di un trattamento specifico.

In questo periodo, molti comportamenti possono migliorare, mentre altri possono invece peggiorare.

Anche i bambini con autismo nell’età dello sviluppo, come tutti gli adolescenti, fanno i conti con le problematicità dei cambiamenti del corpo, con la sessualità, con i cambiamenti negli schemi di pensiero e nell’abilità di osservare sé stessi nel mondo circostante. L’età dello sviluppo può condurre l’adolescente autistico a un maggiore isolamento e/o alla comparsa di aggressività.

PEI – Piano Educativo Individualizzato

Che sia scuola primaria o secondaria, un progetto psico-educativo deve adeguarsi agli interessi e alle passioni del soggetto, in modo da giungere a una condizione di armonia e serenità.

Gli spazi in cui vive il bambino devono adattarsi alle sue energie e alle risposte che egli può offrire a determinati stimoli.

Si devono preferire procedure di comunicazione con utilizzo di immagini e strategie che hanno come obiettivo di esplicitare le aspettative e le opportunità dell’ambiente fornendo, all’allievo autistico, un pattern spazio/tempo ben definito, nel quale i punti di riferimento sono visibili, concreti e prevedibili.

Per il bambino con autismo è più semplice mettere in relazione materiale iconografico e tattile. La relazione spazio/ tempo, stimolo/risposta può essere, quindi, incentivata da cartelloni, ruote del tempo, oggetti manipolabili presentati in sequenza, computer, tablet, stimolazione uditiva e audio-visiva, coordinazione occhio-mano, abilità manuali e oculo-motorie di inseguimento visivo.

Il processo di integrazione del bambino con autismo richiede notevoli adattamenti. Il PEI prevede la programmazione di momenti riservati a lavori individuali e di gruppo. Il percorso prevede il coinvolgimento dei compagni nell’ambito del gruppo in cui ogni bambino assume un ruolo specifico.

L’integrazione scolastica dell’allievo con ASD non ruota solo attorno alla didattica ma anche attorno all’organizzazione degli spazi e delle attività da svolgere, alla valutazione delle competenze e delle abilità.

Per saperne di più ascolta il podcast sull'autismo.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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