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Depressione: anche l’inquinamento potrebbe rappresentare un fattore di rischio

Martina Valizzone | Psicologa

Ultimo aggiornamento – 01 Giugno, 2017

depressione e inquinamento

Il progresso economico, in molti paesi in via di sviluppo, è spesso accompagnato da un aumento dell’inquinamento atmosferico che, secondo quanto è emerso da uno studio condotto dal Dipartimento di Salute Pubblica dell’Università di Yale, contribuirebbe a sua volta a aumentare l’incidenza della depressione.

Questo nuovo studio contribuisce e dà impulso a un nuovo ambito di ricerca della happiness economics ovvero l’economia della felicità, che studia e quantifica l’impatto economico del benessere e della felicità, due fattori in grado di spingere e dirottare le scelte economiche degli individui.

Vediamo insieme di cosa si tratta.

L’inquinamento come fattore di rischio della depressione: i risultati dello studio

L’aumento dell’inquinamento in Cina, nel periodo di tempo compreso tra il 2007 e il 2014, sarebbe responsabile del 22,5% dell’attuale decremento dei tassi di felicità nel Paese. Ciò che è emerso, è che coloro prestano più attenzione all’ambiente e che lavorano all’aperto, così come coloro che hanno un salario più basso oppure hanno bimbi piccoli, sembrerebbero essere anche più emotivamente sensibili ai problemi relativi l’inquinamento.

L’inquinamento atmosferico influenza i nostri stati mentali ed emotivi. Aumenta la disuguaglianza sociale ed è un fattore importante in grado di influenzare il nostro stato di benessere generale” – ha affermato il dr. Xi Chen, principale autore di questo studio pubblicato sul Journal of Environmental Economics and Management.

Questa ricerca si svela particolarmente importante in quanto fornisce un supporto al paradosso di Easterlin, secondo il quale la felicità non sarebbe correlata alla crescita economica, anche se, generalizzando, le persone benestanti sono solitamente più felici di quelle indigenti.

Lo studio ci mette inoltre in guardia dalle strategie di sviluppo economiche tipiche dei paesi a rapida industrializzazione come Cina ed India, ossessionate dal controllo del PIL, fattore che non risulta predittivo della felicità delle popolazioni che vi abitano.

Emerge, dunque, che il peggioramento della qualità dell’aria può rappresentare un fattore chiave in grado di ridurre la felicità. Non solo! Lo studio mette in luce come l’inquinamento atmosferico sia anche uno dei maggiori fattori di rischio per la depressione, inducendo ad una riflessione sui costi sociali e psicologici dell’inquinamento che, purtroppo, a oggi sono di gran lunga sottostimati.

Chen e il suo team hanno messo a confronto uno studio longitudinale volto a valutare il grado di felicità della popolazione cinese, con la qualità dell’aria e le informazioni meteorologiche registrate al momento della compilazione del questionario da parte dei soggetti aderenti allo studio.

Sono stati analizzati anche i livelli di inquinamento, in particolare i livelli di particolato, solfuro diossido e nitrogeno diossido, la temperatura atmosferica e le precipitazioni relative al luogo e l’esatto momento in cui gli intervistati stavano rispondendo al questionario usato per indagare i livelli di felicità nella popolazione oggetto di studio.

I risultati emersi hanno mostrato che mentre l’inquinamento atmosferico ha un impatto forte sulla felicità edonistica, ha invece scarso impatto sulla soddisfazione di vita.

Lo studio ha anche messo in luce l’impatto dell’inquinamento atmosferico sull’economia: sembrerebbe infatti che a un maggiore tasso di smog corrisponda anche una diminuzione della produttività dei lavoratori, mostrando come gli effetti negativi dell’inquinamento si propaghino anche ad ambiti non strettamente legati al tema ambientale.

Il lavoro di Chen e colleghi offre un contributo importante alla letteratura sull’argomento, in quanto inserisce l’inquinamento atmosferico tra i fattori di rischio della depressione in determinate zone del mondo. Malgrado ciò, per confermare e avvalorare i dati ottenuti dal gruppo di ricerca, sarebbero necessari ulteriori studi volti ad indagare l’incidenza della depressione e più in generale delle malattie mentali nei paesi ad alto tasso di industrializzazione.

Inquinamento… e non solo! Le cause della depressione

Vi siete mai chiesti quali siano le cause della depressione? E come mai alcune persone soffrano di depressione e altre no? Come ben saprete, la depressione è una patologia molto complessa. Nessuno sa esattamente quali siano le cause, ma sappiamo che si può verificare in circostanze molto diverse.

Vediamo insieme quali possono essere i principali indiziati:

  • Abusi – Abusi fisici, sessuali o emotivi possono aumentare la vulnerabilità alla depressione anche dopo diversi anni dall’accadimento.
  • Farmaci – Barbiturici, benzodiazepine e isotretinoina, sono spesso associati con la depressione, soprattutto in persone adulte. Allo stesso modo, farmaci come corticosteroidi, oppioidi e anticolinergici possono causare fluttuazioni e cambi repentini dell’umore.
  • Biologia – Secondo diversi studi, l’ippocampo di soggetti depressi avrebbe delle dimensioni ridotte, il che provocherebbe anche una riduzione nel numero di recettori della serotonina (noto come “ormone del buon umore”). Altre ricerche, invece, hanno messo in evidenza come nei soggetti depressi il cortisolo sia prodotto in eccesso.
  • Genetica – La familiarità può aumentare il rischio di depressione. Figli e parenti di soggetti che hanno sofferto di disturbo depressivo maggiore hanno infatti più probabilità di incorrere nella stessa patologia, rispetto alla popolazione generale.
  • Esperienze di vita  Conflitti con la propria famiglia o nell’ambito professionale, lutti e perdite, separazioni o divorzi sono solo alcuni degli eventi in grado di aumentare i livelli personali di stress e quindi di aumentare il rischio di depressione.
  • Malattie invalidanti – Diabete, patologie cardiache, artriti, HIV/AIDS o malattie croniche possono anch’esse aumentare il rischio di soffrire di depressione.
  • Abuso di sostanze – Circa il 30% delle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti hanno anche una diagnosi di depressione.

Con l’aumentare della conoscenza sull’argomento e delle ricerche che indagano le cause sottostanti la depressione, i professionisti che si occupano di questa patologia in futuro saranno in grado di fare diagnosi più puntuali e quindi proporre cure per la depressione più efficaci ai propri pazienti. Nel caso dell’inquinamento atmosferico sono molte le azioni che potremmo intraprendere… ognuno può fare la sua parte!

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Martina Valizzone | Psicologa
Scritto da Martina Valizzone | Psicologa

Sono una psicologa dell'età evolutiva, con una specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale. In ambito lavorativo, mi occupo principalmente di terapie individuali e familiari e, da qualche anno, di psicologia dell'educazione, lavorando alla progettazione e realizzazione di interventi psico-pedagogici in ambito scolastico ed extrascolastico.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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