icon/back Indietro Esplora per argomento

Gli antinfiammatori aumentano il rischio di infarto: ecco i risultati di una nuova ricerca

Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it

Ultimo aggiornamento – 28 Aprile, 2021

Antinfiammatori e infarto: quale relazione

È un nuovo studio condotto dai ricercatori a svelare un’altra controindicazione dei comuni antinfiammatori raggruppati sotto la categoria dei FANS: l’assunzione di dosi addizionali di questi farmaci è stata associata ad un aumento sostanziale dei rischi legati ad un attacco cardiaco. Vediamo insieme i dettagli.

Antinfiammatori (FANS): quali sono, a cosa servono

Con la sigla FANS, indichiamo la categoria dei Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei, capaci di ridurre numerosi processi infiammatori senza appartenere alla categoria dei cortisonici. Tra questi, indichiamo a titolo informativo il diclofenac, l’ibuprofene, il naproxene e l’aspirina, nonostante la lista sia molto varia e complessa.

La loro struttura chimica si presenta alquanto eterogenea, ma i FANS rappresentano un gruppo molto omogeneo per quanto riguarda gli effetti indotti dalla loro somministrazione. Oltre ad agire come semplici antinfiammatori, infatti, svolgono essenzialmente attività analgesica e antipiretica, combattendo il dolore e la febbre.

I FANS, in alcuni casi, non necessitano di ricetta medica per essere acquistati. Ed è proprio questo il motivo che porta molte persone ad abusarne. Importante! Contattate sempre il vostro medico se, assumendo questa tipologia di farmaci, doveste riscontrare caviglie gonfie, difficoltà di respirazione, feci nere, nausea o vomito persistente. Non esitate!

Gli antidolorifici possono aumentare il rischio di infarto: i risultati della ricerca

Secondo i risultati ottenuti dai ricercatori, la probabilità di essere colto da un infarto per chi assume questa tipologia di farmaci può aumentare dal 20 al 50%. Le analisi sono basate su una semplice osservazione ma i numeri risultano a tratti allarmanti, se si pensa all’abuso generalizzato di chi assume regolarmente antinfiammatori, per curare anche dolori molto lievi.

Il livello di rischio aumenta già la settimana seguente l’uso di alcuni farmaci della famiglia FANS. La loro assunzione – – anche solo per una settimana o un mese –  aumenta il rischio di attacco di cuore che, a sua volta, diminuisce quando si interrompe la terapia, con tempi di ripresa abbastanza lenti. La probabilità di essere colto da un infarto, infatti, scende al di sotto dell’11% tra i 30 giorni e l’anno che seguono l’uso del FANS.

Le persone si curano con questi farmaci perché non fanno attenzione ai loro principi attivi” – ha dichiarato Michéle Bally, epidemiologo dell’Università di Montreal, che ha guidato la ricerca – “Perché, invece, non considerare tutte le opzioni di trattamento, per un comune mal di testa? Ogni terapia rappresenta un delicato equilibrio tra rischi e benefici, e questo studio lo dimostra. Il mal di testa diminuisce ma il rischio di infarto aumenta in modo considerevole” – ha concluso.

Se i dati sembrano sconcertanti, è importante ribadire e sottolineare ancora una volta la natura della ricerca, trattandosi di uno studio basato sull’osservazione: la correlazione tra FANS e infarto, infatti, non è stata ancora definita nei dettagli. Questi farmaci, dunque, non possono ancora essere additati come responsabili di attacchi di cuore.

I ricercatori, a tal proposito, hanno affermato che gli antidolorifici potrebbero essere causa di cambiamenti nella pressione sanguigna o avere effetti negativi sulla funzione renale che – a loro volta – potrebbero determinare attacchi di cuore o simili.

Inoltre, i diversi farmaci utilizzati per portare a termine lo studio mostrano comportamenti ogni volta diversi: individuare un fattore comune sulla loro azione nell’aumentare il rischio di infarto è un’operazione assai ardua. “Lo studio ha tutte le carte per avviare ulteriori ricerche su questa spaventosa correlazione” – ha dichiarato Stephen Evans, professore di farmacoepidemiologia della London School of Hygiene and Tropical Medicine, non coinvolto nello studio sopra presentato – “Ma non esiste ancora una chiara evidenza della presenza di un rischio assoluto”.

In qualsiasi caso, l’assunzione di farmaci non è mai uno scherzo. Chiedete sempre al vostro medico, soprattutto quando la terapia si protrae più a lungo del previsto.

Condividi
Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it
Scritto da Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it

Con Pazienti.it ho l’occasione di “impugnare la penna” ogni giorno, costruire piani editoriali su misura dei lettori e rispondere attraverso i contenuti a tutte le curiosità di salute di chi ci segue. Il blog e i social rappresentano un canale di comunicazione immediato e ricco di stimoli, che cerco di cogliere pienamente.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati
icon/chat