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Antidolorifici e attacchi cardiaci: qual è il collegamento?

Martina Valizzone | Psicologa

Ultimo aggiornamento – 31 Agosto, 2017

infarto: le cause anche negli effetti dei FANS

L’uso abituale di farmaci antidolorifici (FANS) e antinfiammatori non steroidei, incluso il comunissimo ibuprofene, è stato di recente correlato a un aumento del rischio di attacco cardiaco.

Uno studio internazionale, capitanato da Michèle Bally dell’Hospital Research Center, dell’ Università di Montreal in Canada, ha indagato in maniera approfondita l’azione dei FANS (Farmaci Antiflogistici Non Steroidei), arrivando a correlarne l’uso con un aumento del rischio di infarto.

Il gruppo di ricerca si è concentrato su alcuni FANS, in particolare il Celebrex o Celecoxib (un inibitore di COX 2) e tre dei più comunemente utilizzati, il Diclofenac, l’Ibuprofene e il Naprossene. Nello studio è stato incluso anche il Rofecoxib, farmaco ritirato dal mercato farmaceutico inglese in quanto potenzialmente pericoloso.

Antidolorifici: un rischio per la salute del cuore

Lo studio è partito dall’analisi e dalla raccolta di dati su 446.763 soggetti, dei quali 61.460 avevano avuto uno più attacchi cardiaci durante la loro vita. I dati raccolti sono stati tratti da diversi database in Canada, Gran Bretagna e Finlandia.

L’analisi dei numeri raccolti ha permesso ai ricercatori di affermare che i FANS sono potenzialmente in grado di aumentare il tasso di rischio di incorrere in un attacco cardiaco, in particolare il più delle volte nelle prime due settimane di utilizzo di questi farmaci. Gli esperti affermano che l’aumento del rischio potrebbe essere correlato a un uso eccessivo di questi farmaci, che spesso eccede la dose e la durata consigliata.

Il rischio di infarto per chi assume in maniera abituale i FANS aumenterebbe, secondo i ricercatori, di circa l’1% annuo. Rischio che tenderebbe ad salire nel primo mese di assunzione di antidolorifici, se presi in dosi elevate.

I pro e i contro degli antidolorifici

Secondo il dr. Mike Knapton, Direttore della British Heart Foundation: “Medici e pazienti dovrebbero soppesare i rischi e i benefici relativi l’assunzione in dosi massicce di antidolorifici, in particolare se i soggetti in questione hanno già avuto un infarto o sono ad alto rischio. Sappiamo già che questi farmaci aumentano i fattori di rischio legati all’attacco cardiaco. Questo studio, effettuato su larga scala, mette in luce in maniera allarmante come si possa diventare a rischio in maniera repentina dopo aver iniziato una cura a base di FANS”.

Quindi, continua: “Sia che vi vengano prescritti farmaci, come l’Ibuprofene, o che li compriate senza ricetta, dovete fare molta attenzione e assumere questi farmaci in maniera appropriata, senza abusarne o prolungarne l’uso oltre il necessario, prendendo in considerazione anche altri farmaci alternativi”.

I sintomi dell’infarto e i rischi per le donne

L’infarto, contrariamente a quanto si possa pensare, colpisce un gran numero di donne e gli esiti sono ancora più nefasti che nel sesso maschile. Il 14% delle donne colpite da infarto muore, contro il 10% degli uomini. Questo succede perché, a differenza di quanto accade per il sesso maschile, riconoscere un attacco di cuore nella donna è più complicato, infatti, si presenta con sintomi del tutto diversi, più subdoli, meno chiari rispetto al noto senso di oppressione al petto o al dolore al braccio sinistro.

Ma quali sono allora i segnali e sintomi tipici dell’infarto femminile?

Vediamo insieme i 6 sintomi più comuni.

1) Difficoltà respiratorie

Le difficoltà nella respirazione sono molto comuni nel sesso femminile e sono caratterizzate da respiro corto e affannoso, senza che vi sia un apparente motivo. Questo sintomo è un indice di sofferenza cardiaca, dovuta alla mancanza di ossigenazione e quindi probabile spia dell’occlusione di una o più coronarie. 

2) Dolore alla schiena

La donna, a differenza del classico dolore al torace, può avvertire un dolore alla schiena. Spesso, viene scambiato per un banale dolore muscolo-scheletrico e per questo trascurato, finché non compaiono altri segni più immediatamente riconducibili a un problema cardiaco.

3) Dolore al collo e alle spalle

Capita altrettanto di frequente che il dolore si irradi al collo e/o alle spalle, sintomo anche questo ambiguo che viene spesso confuso con i fastidi tipici della cervicale.

4) Nausea

Tra i sintomi dell’attacco cardiaco includiamo anche la nausea, spesso forte, che si accompagna a uno o più degli altri segnali. Purtroppo anche i medici tendono a sottovalutare e non riconoscere questo disturbo, come un indizio di problemi al cuore.

5) Sudori freddi e capogiri

Sudori freddi e capogiri sono altri due segni di infarto al femminile. Questi di solito sono accompagnati da alcuni degli altri sintomi che vi abbiamo presentato.

6) Stanchezza estrema e affaticamento

Un senso estremo di stanchezza e affaticamento non giustificati dalle attività svolte precedentemente, sono altri due segnali di infarto più spesso riscontrati nel sesso femminile.

Vi ricordiamo che, qualora aveste anche un minimo dubbio che i sintomi lamentati siano indicativi di un infarto, è necessario contattare immediatamente il 112 o recarvi al Pronto Soccorso più vicino per accertare le vostre condizioni di salute.

È bene non sottovalutare nessuno di questi segnali!

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Martina Valizzone | Psicologa
Scritto da Martina Valizzone | Psicologa

Sono una psicologa dell'età evolutiva, con una specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale. In ambito lavorativo, mi occupo principalmente di terapie individuali e familiari e, da qualche anno, di psicologia dell'educazione, lavorando alla progettazione e realizzazione di interventi psico-pedagogici in ambito scolastico ed extrascolastico.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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