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Sì, è così: c’è chi è allergico anche all’acqua

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 14 Dicembre, 2017

Allergia all'acqua: sintomi, cause e rimedi

Sembra un’allergia piuttosto bizzarra, eppure esiste! Si tratta dell’orticaria acquagenica, un’allergia all’acqua che causa eritemi cutanei dopo il contatto con l’acqua a qualsiasi temperatura. Ed è questa l’allergia che nessuno si aspetterebbe. Per ora è stata diagnosticata solo a circa 30-40 persone, e per coloro che hanno scoperto di essere affetti dall’allergia acquagenica, la vita è proprio cambiata. Vediamo di cosa si tratta.

Quali sono i sintomi dell’allergia all’acqua?

I sintomi compaiono dopo il contatto con l’acqua, sia durante un bagno sia camminando sotto la pioggia. Anche se si soffre di sudorazione estrema, è molto probabile che si manifestino i sintomi dell’allergia all’acqua.

I pomfi che compaiono sulla cute sono in genere di piccole dimensioni, rossi e con bordi ben definiti, associati anche a prurito. L’eritema può verificarsi sul collo, sul torace, sulle braccia e sulle cosce. Di solito, tali sintomi, scompaiono entro 30-60 minuti dalla loro comparsa. In casi molto gravi, gli individui possono avere sintomi simili alla gola se tentano di bere acqua.

Quali sono le teorie sulle possibili cause del prurito acquagenico?

Non si conoscono le cause che, in alcuni soggetti, scatenano l’allergia acquagenica. Le cause del prurito acquagenico, infatti, sono certamente multifattoriali. I fattori genetici potrebbero esserne coinvolti: pare infatti che a essere implicato sia un gene presente, in corrispondenza della banda 21, sul braccio lungo(q) del cromosoma 2 (2q21). Tuttavia il gene, anche se trasmesso, nella maggior parte dei casi non è espresso e non si manifesta.

Non si è a conoscenza neanche di cosa, effettivamente, scateni la reazione allergica. È stato però ipotizzato che la causa sia da imputarsi ad alcune sostanze disciolte nell’acqua piuttosto che l’acqua stessa. Un’altra ipotesi è che a scatenare l’orticaria acquagenica sia l’interazione tra l’acqua e delle sostanze che si trovano sulla pelle.

Una delle teorie più accreditate è che l’acqua, interagendo con lo strato più esterno della pelle, che consiste principalmente in cellule morte, o con lo strato lipidico cutaneo, scateni una iper-reazione del sistema immunitario. Il contatto con l’acqua può far sì che questi componenti rilascino composti tossici, che a loro volta portano a una reazione immunitaria. Altri studiosi hanno suggerito che l’acqua potrebbe semplicemente dissolvere le sostanze chimiche presenti nello strato di pelle morta, permettendo loro di penetrare più in profondità dove possono scatenare la reazione del sistema immunitario.

Qualunque sia la causa, secondo il dr. Marcus Maurer, dermatologo fondatore del Centro europeo per la Fondazione per le allergie (ECARF) in Germania, si tratta di una malattia devastante che può peggiorare la qualità della vita. Chi ne soffre manifesta infatti depressione o ansia, preoccupandosi in modo ossessivo di possibili e successive manifestazioni.

La condizione è più comune nelle donne rispetto agli uomini, e di solito si verifica dopo la pubertà, anche se potrebbe insorgere in altre fasi della vita.

Il ruolo del sistema immunitario

In condizioni fisiopatologiche, le cellule immunitarie della pelle, chiamate mastociti, rilasciano proteine istaminiche infiammatorie se vengono a contatto con degli antigeni (nel caso di allergia sono sostanze che scatenano la reazione allergica, allergeni). L’eccessiva liberazione di istamina da parte dei mastociti svolge un ruolo fondamentale nelle reazioni infiammatorie in tutte le patologie allergiche IgE-mediate, come l’orticaria.

Quando si verifica una reazione all’acqua, tutto ciò che si verifica sono gli effetti collaterali della liberazione di istamina. Il liquido che passa attraverso la cute, determina gonfiore e rossore. Allo stesso tempo, l’istamina attiva i cosiddetti «neuroni da prurito». Come risultato si ottengono pomfi pruriginosi, sparsi su tutto il corpo.

La storia di Rachel e della sua allergia all’acqua

Rachel è una ragazza che presenta una forma grave di allergia all’acqua. Quando Rachel beve, l’acqua irrita le mucose, causando vescicole molto dolorose. Anche l’acqua piovana è un veleno per Rachel. Se si bagna con la pioggia, il suo corpo si riempie di pomfi: l’orticaria si presenta, quindi, anche quando Rachel si lava. Una doccia per lei è un incubo.

Qualsiasi contatto con l’acqua, anche il suo stesso sudore, provoca sulla sua cute un’eruzione cutanea dolorosa, un eritema con chiazze gonfie e intensamente pruriginose, che può durare per diverse ore.

«A seguito della reazione allergica, mi sento molto stancaha riferito Rachelcome se avessi partecipato ad un maratona. È orribile – conclude – non posso permettermi neanche di piangere, se piango il mio volto si gonfia». 

Rachel aveva circa 12 anni quando le venne diagnosticata tale condizione. In inverno, quando piove molto, non può uscire di casa. Per le attività quotidiane come lavare i piatti, ad aiutarla c’è il marito. Per lavarsi, si limita a fare una doccia una volta alla settimana. Per ridurre al minimo la sudorazione, indossa abiti leggeri ed evita esercizio fisico. Come gli altri soggetti affetti dalla stessa condizione, Rachel beve molto latte, poiché la reazione non è così grave come con l’acqua.

E i trattamenti, per chi come Rachel soffre di questa allergia, sono piuttosto limitati. Considerando che non si conoscono le cause, è possibile solamente trattare i sintomi dei soggetti allergici. Spesso vengono usati antistaminici e steroidi. Inoltre, alcuni trattamenti prevedono l’impiego di raggi UV-B e l’utilizzo di una crema come barriera tra la pelle e l’acqua.

Recentemente, però, si sono aperti nuovi orizzonti terapeutici: si tratta dell’Omalizumab, un farmaco utilizzato originariamente come trattamento per l’asma. Dopo diversi studi su gravi orticarie di origine sconosciuta su diversi pazienti, gli scienziati hanno potuto provare che l’Omalizumab è efficace anche contro le forme più subdole e oscure di orticaria. La speranza, insomma, c’è. Migliorare la vita dei pazienti affetti da allergia acquagenica sembra finalmente possibile.

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Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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